Al Macs la mostra antologica di Marta Czok


Sabato 19 luglio 2014, a cura del MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) di Catania, alle ore 20.00, nella suggestiva cornice del Castello di Calatabiano, si terrà il vernissage della mostra antologica di Marta Czok, curata da Laura Cavallaro.

Con l’artista, Marta Czok, saranno presenti: il Direttore del MacS (Giuseppina Napoli) e il curatore dell’Antologica (Laura Cavallaro).

 Da dove nasce la pittura di Marta Czok?

Credo che sia nata come me: nei campi profughi e poi in un nuovo paese, l’Inghilterra, di cui non capivo la lingua e con cui – all’età di cinque anni – iniziai a comunicare con successo attraverso il disegno e la pittura.

Cosa, di un suo dipinto, mette meglio a fuoco la sua personalità artistica?

Non ho mai riflettuto sulla mia personalità artistica. Non sono neppure sicura di averne o di volerne una. Non sono come quei pittori che si travestono per sembrare «artisti» – tutto quello che sono è nei miei dipinti quindi non sento il bisogno di apparire o parlare come un’«artista». Immagino che sotto sotto sono una rivoluzionaria e la mia battaglia è contro il ridicolo abuso di potere, che sia per mano dello Stato o della Chiesa, ed è tutto nei miei dipinti, anche se a volte lo inserisco in un modo delicato, cauto. È vero, nessuno oggi viene bruciato sul rogo, ma cosa potrebbe accadere domani?

Può parlarci dei suoi padri spirituali?

Immagino che per “padri spirituali” s’intenda gli artisti che mi hanno ispirato. Non ce ne sono stati, anche se molti artisti mi hanno affascinato e alcuni mi hanno fatto infuriare, anche se solo momentaneamente. Tuttavia, ammiro mio nonno che è stato molto coraggioso nell’avversità e ha pagato con la sua vita durante l’eccidio di Katyn. Cerco di essere onesta e priva di paura come lo è stato lui, anche solo per dimostrare che i sacrifici della mia famiglia non furono vani.

Come nascono i suoi dipinti? 

Leggo molti libri di storia, e guardo i telegiornali, quale migliore fonte d’ispirazione ci può essere? Quando mi sento davvero sbalordita dalla nostra impotenza, dal nostro essere pecore, devo dire la mia e inizio a lavorare ai bozzetti e poi salta fuori un dipinto.

Quali messaggi è possibile leggervi?

Il mio messaggio preferito è quello che noi, come pecore, possiamo tutti rialzarci e dire la nostra ogni volta che vogliamo, e non solo una volta ogni quattro anni, alle elezioni. Ancora una volta, nel profondo, il messaggio è “non fate agli altri quello che non vorreste foste fatto a voi”. Siate gentili.

Qual è il colore che meglio sposa la sua interiorità? 

Il mio colore preferito è il grigio. È tutto e nulla. È estremamente ricco, all’occhio attento e, almeno per me, ha anche una carattere subliminale.

In genere, che impressione cerca di suscitare in coloro che osservano i suoi dipinti?

Vorrei che le persone che guardano i miei dipinti si divertissero, si sentissero più potenti e mai sole. Ci sono molte persone là fuori che la pensano come me ma non hanno né il tempo né l’occasione per dire la loro. Spero di essere il loro portavoce, anche se solo sulla tela.

Qual è la sua definizione di arte? 

Non ho mai pensato di definire l’arte. Non saprei come fare, ma magari potrei solo dire che la vera arte deve unire abilità tecnica a messaggi importanti. Una tela imbrattata è solo una tela imbrattata: va benissimo per dare un tocco di colore a una stanza, o anche per mascherare una macchia di sporco sulla parete.

Oggigiorno quali sono: funzione dell’arte e responsabilità dell’artista?

L’arte dovrebbe aprire gli occhi e la mente. Certo, molto di ciò che oggi è chiamato “arte” – e mi riferisco sia alla pittura che alla scultura – è puramente decorativo ma anche quello ha la sua funzione in quanto è piacevole e rilassante tornare a casa e trovare un ambiente bello ed elegante. La responsabilità dell’artista è dare al suo pubblico qualcosa che valga la pena possedere. Ha la responsabilità di ricordare che la gente è intelligente e perspicace e che l’arte non diventa arte solo perché lo dice l’artista. Non basta appendere qualcosa in una galleria e illuminarla per bene per trasformarla in arte. Sarebbe come prendere in giro quelli che vengono a vedere questi lavori. La vera arte fa crescere l’anima del pubblico. Una scopa illuminata, per quanto costosa e per quanto lodata da critici e curatori di musei non riuscirà mai a farlo.

Progetti futuri?

Ho molti progetti per il futuro e ho pochi anni a disposizione ma vorrei davvero produrre qualcosa che risvegli una passione infinita e permetta alla gente di rendersi conto della verità autentica, invece delle favole con cui ci imboccano costantemente i nostri “leader” manipolatori, che si tratti dello Stato o della Chiesa.

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