Si è svolta la prima udienza del processo al Delfinario di Rimini che vede imputati il legale rappresentante della società di gestione della struttura, e la veterinaria responsabile della custodia e della somministrazione dei farmaci, con l’accusa di maltrattamento di animali – ai sensi degli articoli 544 ter, comma I e II, e 727 del Codice Penale – perché, come si legge nel Decreto di citazione a giudizio, “sottoponevano i 4 delfini della specie Tursiops truncatus ospitati nel delfinario, a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche e quindi incompatibili per la loro natura, anche sottoponendoli a trattamenti idonei a procurare un danno alla salute degli stessi con conseguenti gravi sofferenze”.
La LAV, come parte offesa, con l’Avvocato Carla Campanaro ha depositato la propria costituzione di parte civile.
Il Giudice togato Giorgio Barbuto ha deciso di tenere il processo per sé, in considerazione della complessità ambientale dei fatti riguardanti il delfinario.
“sottoponevano i 4 delfini della specie Tursiops truncatus ospitati nel delfinario, a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche e quindi incompatibili per la loro natura, anche sottoponendoli a trattamenti idonei a procurare un danno alla salute degli stessi con conseguenti gravi sofferenze”.Dopo alcune schermarglie procedurali con i due imputati, il Giudice ha rinviato il processo, con tutti gli imputati, al prossimo 28 gennaio: in questa udienza saranno ascoltati i primi 4 testi presentati dalla Procura.
“Attendiamo fiduciosi la prossima udienza, alla quale saremo presenti: questo processo sarà decisivo per l’auspicata definitiva chiusura di questo circo d’acqua che, pur non avendo mai ottenuto l’indispensabile licenza di giardino zoologico, è rimasto aperto al pubblico per quasi un decennio proponendo spettacoli con delfini, e, nonostante tutto, dalla scorso anno fa esibire delle otarie. La città di Rimini non deve perdere l’occasione per riconvertire questa struttura in un’attrazione senza utilizzo di animali, la sola apprezzabile dal pubblico – afferma la LAV – Questo procedimento non rappresenta solo il processo ad una gestione inaccettabile degli animali da parte del Delfinario di Rimini, ma è il primo vero processo all’industria della cattività dei delfinari che dietro la maschera di strutture zoologiche e scientifiche, sono in realtà solo dei parchi giochi per l’esposizione e l’esibizione degli animali in spettacoli che non hanno nulla a che fare con l’etologia degli animali”.
Nel Decreto di citazione in giudizio il PM ha dettagliatamente specificato anche le criticità emerse in relazione alle dimensioni e alle caratteristiche delle vasche in cui erano detenuti ed erano costretti ad esibirsi i quattro delfini.
Una vicenda giudiziaria iniziata con il sequestro preventivo degli animali e il loro trasferimento, avvenuto a settembre del 2013 (disposto della Procura della Repubblica di Rimini in seguito al sopralluogo degli agenti del servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato del 31 luglio 2013, scaturito da numerose segnalazioni della LAV e di altre associazioni, sequestro confermato dalla Cassazione nel 2014) e proseguita con l’emanazione di un Decreto di chiusura del Delfinario di Rimini, notificato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare lo scorso 5 dicembre.
La LAV si sta battendo e manifesterà ancora sabato prossimo, a Rimini, con Basta delfinari ed Essere Animali, contro la riapertura della struttura con altre specie animali.
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