L’indecenza di Elvira Seminara: lo spettatore diventa voyeur


Nella foto i protagonisti de L'indecenza, da destra David Coco, Valeria Contadino e Elena Cotugno (foto di Antonio Parrinello)
Nella foto i protagonisti de L'indecenza, da destra David Coco, Valeria Contadino e Elena Cotugno (foto di Antonio Parrinello)

Cos’è l’indecenza? Per la scrittrice Elvira Seminara “sta negli occhi di chi guarda”. La giornalista siciliana affida il suo testo letterario nelle mani di Rosario Castelli che lo riscrive per il teatro. Il risultato è lo spettacolo che andrà in scena il 20 marzo in una location inusuale: i locali della scuola d’arte drammatica Umberto Spadaro, a Palazzo Platamone di Catania.
Rosario Castelli riassume in poche parole l’atmosfera attorno alla stesura di questo testo drammaturgico: “E’ stato un gioco di creatività collettiva tra persone con formazione differente l’una dall’altra”.

Nella foto il regista de L'indecenza, Gianpiero Borgia (il primo da destra), il cast (David Coco, Valeria Contadino e Elena Cotugno) e al centro Elvira Seminara (foto di Antonio Parrinello)
Nella foto il regista de L’indecenza, Gianpiero Borgia (il primo da destra), il cast (David Coco, Valeria Contadino e Elena Cotugno) e al centro Elvira Seminara (foto di Antonio Parrinello)

In questo gioco è entrato a piè pari il regista Gianpiero Borgia che spiega: “Mi interessava lavorare lo spettacolo per insistere registicamente su uno specifico, l’ambiguità dell’indecenza nel subconscio di ognuno”. E aggiunge: “Ho voluto rendere il testo un esperimento antropologico, un teorema. Due occidentali, sterili, dediti al superfluo, precipitano in una situazione di lutto, ma non possiedono più gli strumenti per affrontarlo. In questa dinamica viene a reagire Ludmila che rappresenta la vitalità, la natura necessaria”. Un “gioco teatrale” che vede coinvolti gli attori David Coco, Valeria Contadino e Elena Cotugno. Le musiche sono di Papareccio MMC e Francesco Santalucia.

Nella foto da sinistra Rosario Castelli, il presidente del Teatro Stabile di Catania, Nino Milazzo, lo scenografo Giuseppe Avallone, Elvira Seminara, Valeria Contadino, Gianpiero Borgia, Elena Cotugno, David Coco e Giuseppe Dipasquale, direttore dello Stabile (foto di Antonio Parrinello)
Nella foto da sinistra Rosario Castelli, il presidente del Teatro Stabile di Catania, Nino Milazzo, lo scenografo Giuseppe Avallone, Elvira Seminara, Valeria Contadino, Gianpiero Borgia, Elena Cotugno, David Coco e Giuseppe Dipasquale, direttore dello Stabile (foto di Antonio Parrinello)

Al pubblico viene affidato il compito di giudicare l’indecenza. In che modo? Spiando l’azione scenica, sbirciando (come dal buco della serratura) la vita all’interno di una casa. Un voyerismo che viene reso in teatro dalle scene di Giuseppe Avallone che “sistema” gli spettatori tra gli oggetti scenografici coinvolgendoli così nell’azione teatrale. Ed ecco il motivo per cui la piéce viene rappresentata non nel tradizionale palcoscenico del teatro Musco ma nella sede della scuola d’arte drammatica dove si crea un ambiente domestico nel quale il pubblico può andare a “spiare”. Un testo nuovo, quindi, rispetto al romanzo omonimo scritto da Elvira Seminara. Un testo riscritto, reinventato anche nel suo finale. Il resto non è dato sapere, bisognerà attendere il debutto.

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