Applausi. Tanti. Lunghi. Scroscianti e commossi. E’ così che si apre la due giorni della commedia in tre atti “Non ti pago” di Eduardo De Filippo andata in scena al teatro Metropolitan e che avrebbe dovuto vedere sul palco Gilberto Idonea, inaugurare, come da prassi, il cartellone de “Una stagione a quattro stelle”, pensato e realizzato dal compianto artista.
Il pubblico di Gilberto Idonea non poteva non accogliere che così l’arrivo sul palco di Alessandro Idonea, figlio del mattatore catanese, che si presenta con la vestaglia del padre ripiegata sul braccio. Applausi quindi. Per omaggiare un attore, un artista, ma soprattutto un amico, l’amico dei suoi “soci fondatori”, come soleva chiamare lui i cinquemila abbonati richiamati al Metropolitan dalla sua bravura e dal suo carisma.
Alessandro nel ricordo del padre è breve, conciso. Ma soprattutto è commosso. Profondamente. Gli occhi lucidi e la voce roca tradiscono un’emozione ancora forte e intima, e quindi impossibile da celare. Si sofferma pochi minuti, interrotto più volte da applausi sinceri e poi scompare dietro la lunga tenda rossa, perché continuare a parlare vorrebbe dire dare sfogo a quel groppo in gola che non vuole proprio saperne di andare via.
Lo spettacolo è gradevole, divertente quanto basta, apprezzato dal pubblico. La compagnia è di quelle che sanno stare sul palco e imprimono alla recitazione le appropriate caratteristiche della più genuina sicilianità. Alessandro incarna il ruolo del protagonista che avrebbe dovuto essere di Gilberto e ne cura anche la regia. E’ coraggioso, si dà da fare, riesce perfino ad imprimere al personaggio di Ferdinando Quagliolo quel tono di tragica comicità che Eduardo aveva pensato. Sostenuto da una spalla d’eccezione. Quel Gino Astorina che si rivela una meravigliosa intuizione, ancora una volta di Gilberto. Prestato al teatro dal cabaret, Gino riesce a marchiare il personaggio di Peppe, con tutta la straordinaria simpatia e l’originale vena comica che sono proprie del suo repertorio. Il risultato è un gustoso apparecchiamento di situazioni esilaranti cui il pubblico si abbandona divertito.
La pièce scorre piacevolmente fino alla fine, lasciando soddisfatto lo spettatore, come testimoniano gli applausi convinti a tutta la compagnia.
Ma il ricordo di Gilberto è vivo e palpabile. E lui è ancora sul palco. In un quadro appeso al muro dell’unica scena, con fiori e lumini. E guarda, bonario e sorridente come sempre, il suo palcoscenico e il suo pubblico.
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