“Lignum Intra Saxa” è un’interessantissima mostra ospitata nella Cappella Bonajuto di Catania. Si tratta si suggestive opere lignee realizzate da otto artisti contemporanei, sia trentini che siciliani. La loro forza espressiva cambia secondo il luogo in cui vengono esposte e lì, proprio in quel contenitore di storia e arte che è la Cappella, riescono a creare un colloquio col pubblico e a tracciare una linea di continuità tra il passato e il presente. Il nome scelto per la mostra nasce dal fatto di voler mettere in risalto questo concetto e non solo. Un luogo antico può diventare un’opportunità per parlare al futuro, anche con una mostra di arte contemporanea. I legni scultorei all’interno dei “sassi” , cioè i mattoni romani e bizantini con i quali è costruita la Cappella, mostrano come il legno, materiale ecosostenibile, possa essere adatto a mille usi, anche alla comunicazione artistica. La sensibilità, il dolore, lo strazio, la dolcezza si mescolano in un percorso sapientemente valorizzato dalle giuste luci e ombre, create da nicchie e archi possenti presenti all’interno dell’architettura bizantina. Attraverso questo percorso siamo stati guidati dal prof. Dario D’antoni, architetto e insegnante di storia dell’arte del Liceo Convitto Cutelli di Catania.
“ Ci troviamo in un quartiere difficile- ha spiegato D’Antoni- con problemi sociali evidenti, ma l’arte con la sua potenza riesce ad aiutare e valorizzare gli spazi e i luoghi. Avvia un processo di gentrificazione, cioè la trasformazione di un quartiere popolare in una zona abitativa di pregio, che modifica anche la composizione sociale. Tra Gli artisti di questa mostra ci sono individualità che guardano oltre, che cercano di riflettere in un periodo di crisi e ci comunicano qualcosa”.
La collettiva di sculture su legno è opera di Marco Nones, Federico Seppi, Ligama, Elio Vanzo, Livio e Carlo Conta, Nino Triolo, Mariano Vasselai e Giampaolo Osele. Gli artisti che espongono hanno utilizzato per le loro opere il legno degli alberi distrutti durante la terribile tempesta Vaia in Trentino. Questi vivono in maniera intensa il rapporto col territorio, come l’artista Marco Nones, che ha realizzato le sue opere ispirato e colpito dalla devastazione. La sua opera “Semi sterili” vuole esprimere la dissoluzione, la distruzione, l’idea del progresso che tramonta. In questa maniera, esprime il suo “grido” di protesta nei confronti della società. Federico Seppi è un altro artista che riflette sulla tempesta del settembre del 2019. Con l’opera “Erosione del ghiacciaio” e con la “Lacrima” (o Goccia) manifesta diverse visioni della natura. Nino Triolo è invece l’artista siciliano che va alla ricerca di legni durante le sue passeggiate e mira alla forma, che è pure la sua ispirazione. L’opera “L’uomo ritrovato” è l’archetipo di un dio greco, un richiamo alla mitologia classica. Ricerca il gesto artistico, non lavora il legno nella maniera tradizionale, sbozza il materiale, come a voler tirare fuori quello che è già contenuto dentro, ma aspetta di essere liberato.
Il progetto ideato da Salvatore Bonajuto, proprietario della Cappella e appassionato d’arte, è sostenuto anche dal FAI di Catania. “Ringraziamo Salvatore Bonajuto- ha dichiarato Maria Donata Licata, capo delegazione FAI di Catania- perché rende fruibile al pubblico la Cappella e per il suo interesse che dimostra verso le iniziative artistiche. È un mecenate della città e ama valorizzarla”. Il ricavato della mostra sarà devoluto al restauro di alcuni affreschi risalenti al periodo bizantino, rinvenuti all’interno della Cappella. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 21 luglio.
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