Angela Marina Strano racconta “La direzione dei sogni”


Con il romanzo “La direzione dei sogni”, edito da Il Ciliegio Edizioni, Angela Marina Strano fa il suo ingresso nel mondo letterario ed editoriale italiano.

È un romanzo di formazione. Come nasce e perché?

“Nasce dalla voglia di raccontare il mondo adolescenziale. Molto probabilmente, sulla scelta dell’argomento avrà influito la mia formazione d’insegnate. L’attenzione che bisogna dare ai ragazzi non è mai abbastanza. A causa delle problematiche attuali, c’è una sorta di sfiducia verso il futuro e i sogni dei ragazzi spesso si affievoliscono o addirittura svaniscono. Molti non riescono ad immaginare il loro domani e perciò alcuni si racchiudono in se stessi, altri diventano violenti. Quasi ogni giorno, tramite i media, veniamo a conoscenza di fatti spiacevoli che riguardano  adolescenti aggressivi. Ma sappiamo bene che non tutti gli adolescenti sono così. Anche se è utile analizzare le situazioni “borderline”, mi è sembrato opportuno dare voce ad un ragazzo “normale”, che segue la strada dei suoi sogni pur nelle difficoltà quotidiane. Spesso si sottovalutano i ragazzi “tranquilli”, ma anche questi sono affetti da “adolescenza”, una “malattia” normale (come la definì lo psicanalista Winnicott), perché li farà diventare adulti. Occorre non dimenticare che i malesseri e le ribellioni si possono manifestare anche col silenzio, non necessariamente con l’aggressività”.

Chi è il protagonista?

“Carlo, adolescente che vive a Taormina in un ambiente agiato e tradizionalista, in una famiglia legata al passato e attenta all’immagine sociale. Pur vivendo comodamente, non si sente felice. Carlo ha un sogno che vuol portare avanti e desidera essere amato e accettato, ma deve dividersi tra gli imminenti esami di maturità e il rapporto difficile con il padre, uomo altero e aspro che crede di sapere cosa sia meglio per il figlio. Tra i profumi e i colori estivi della propria terra scopre l’amore, vivendo esperienze sentimentali nuove che lo fanno diventare un uomo. Inizia così un viaggio interiore ricco di dubbi e delusioni che si alternano ad improvvise schiarite. Carlo è il protagonista di un’età definita difficile nella quale i problemi sembrano insormontabili. Nonostante tutto, riuscirà comunque a tracciare il proprio percorso nel mondo, perché lui è uno che sa dubitare, guardarsi dentro, emozionarsi”.

Qual è il messaggio che vuole dare al lettore?

“Di ascoltare i ragazzi: anche quelli più silenziosi hanno tanto da dire.  I conflitti tra padre e figlio, se positivi, possono avere un valore costruttivo, formativo, perché permettono ai ragazzi di confrontarsi e di diventare consapevoli dei loro cambiamenti. Carlo, come gli altri ragazzi della sua età, non sa che cosa gli riserverà il futuro, ma lo accetterà meglio se seguirà la strada che ha tracciato da sé. Il mio mestiere mi porta giornalmente a contatto con la scrittura che ha il potere di comunicare qualcosa agli altri. Scrivere racconti e romanzi è diverso dallo scrivere per informare. Quando si scrivono romanzi, pur attingendo dall’ambiente che ci circonda, si apre un mondo fantasioso e si viene spesso a contatto con la propria interiorità, anche se le storie non sono autobiografiche”.

È difficile per un esordiente affacciarsi al mondo editoriale?

“Non è stato semplice pubblicare senza pagare un editore, ma ci sono riuscita. Ho aspettato, sapendo che tra quelle pagine c’era un messaggio interessante che avrebbe attirato l’attenzione di un editore non a pagamento. Credo che autofinanziarsi per pubblicare non dia grandi soddisfazioni. So che in tanti lo fanno e lo hanno fatto, anche scrittori illustri e famosissimi e pur comprendendo la loro scelta, a me sembra inutile farlo. Non ho mai avuto fretta di pubblicare e ho aspettato le condizioni che mi sembravano più adatte. Il mondo dell’editoria oggi è in grande cambiamento e tra il self-publishing e internet, ognuno di noi potrebbe pubblicare qualsiasi cosa in qualunque momento. Per quanto mi riguarda credo che bisogna cercare di non perdere mai di vista il perché si ama scrivere (e di certo non è per guadagnare) e che cosa si vuole raccontare. La crisi economica ha dato un brutto colpo alle case editrici, soprattutto a quelle indipendenti che hanno il diritto di restare a galla e non affondare. Ma da parte loro, le case editrici, che ricordiamolo sono imprese commerciali e devono guadagnare per vivere, dovrebbero essere brave non solo nell’assicurare un’ottima pubblicazione, ma anche nello scoprire nuovi talenti e nuovi modi di scrivere, senza però richiedere denaro e giocare sul “narcisismo” che spesso è purtroppo insito in tanti scrittori emergenti. Vorrei aggiungere un’altra cosa…”

Prego.

“Per un emergente un’altra difficoltà è quella della promozione del libro. Quando finisce il giro dei conoscenti, che resta? Resta che la casa editrice deve impegnarsi nella pubblicità del libro che ha pubblicato, anche se è piccola. Se decidi di fare l’editore devi essere in grado di accompagnare lo scrittore in tutte le fasi della pubblicazione, fin alla promozione, che non è l’ultimo step, ma è solo l’inizio. Il discorso è molto complesso e potrei portare in campo anche le istituzioni che dovrebbero aiutare maggiormente il campo culturale ed editoriale, ma mi fermo qui. Credo che il Book Festival che si terrà a Catania dal 26 al 28 settembre rappresenterà una buona opportunità per gli scrittori e per i loro romanzi e sono contenta che sarà presente anche il mio libro. Di certo aiuterà nel confronto con gli altri e sarà una boccata di cultura per la città”.

 

 

 

 

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