Nel Palazzo della Cultura di Catania, Cortile Platamone, sale dell’ex Convento di San Placido, si inaugura il 5 aprile 2014 alle 16.30 la mostra fotografica “Barbieri di Sicilia”, 40 scatti di Armando Rotoletti sul mondo affascinante e ormai scomparso delle antiche barberie siciliane. L’autore sarà presente con il pubblico per una presentazione sulle sue foto.
Le immagini presentate fanno parte di una ricerca compiuta dal fotografo Armando Rotoletti vent’anni fa, scovando le ultime barberie non ancora travolte dalla modernizzazione, nella profonda provincia dell’isola. Il risultato è un reportage unico, che mescola con eleganza fotogiornalismo, e ricerca antropologica.
La mostra, sponsorizzata dall’impresa Romana Ambiente, specializzata in servizi per l’ambiente, rimarrà aperta al pubblico fino al 27 di aprile 2014.
Come nasce il progetto de “I Barbieri di Sicilia”? “Nella primavera del 1991”, racconta Rotoletti, “mi trovavo in Sicilia per una storia di copertina da me proposta. Nella piazza di Corleone entrai in una barberia per chiedere un’informazione. Non ricordo se ebbi soddisfazione in ciò che volevo sapere, ma ricordo che ebbi come una rivelazione. Avevo davanti il luogo più autentico della socialità siciliana, dove ogni sussulto della vita del paese veniva passato al pettine fine, con sorniona noncuranza, vedendo senza vedere, dicendo senza dire.” Da questa esperienza inattesa “nasce l’idea”, continua Rotoletti, di “fermare il tempo con la pellicola, cogliendo, prima che fosse troppo tardi, quell’impalpabile impronta culturale, quel distillato di ‘sicilianità’ che io stesso, da siciliano, ben conoscevo e tenevo a documentare.”
Gli scatti fotografici, realizzati tra il 1992 e il 1993, hanno seguito un itinerario dettato dall’istinto, fra barberie di città e di piccoli paesi, procedendo dall’entroterra alla costa per tutta la Sicilia. Un detournemént che ha fatto emergere dei tratti comuni tra queste barberie, creando una narrazione di un mondo popolare e interclassista, che rappresentava il fulcro della comunità di ogni paese, più ancora della chiesa, del corso o del circolo.
Impiegando metodi prossimi a quelli dell’antropologia culturale, integrando gli scatti con conversazioni per comprendere più a fondo caratteri, storie e abitudini, il reportage di Rotoletti va oltre la banalità del pittoresco per cogliere le singole personalità dei barbieri e dei loro avventori, le atmosfere gravide di umanità dei saloni da barba ma anche il pathos e la fatica del lavoro quotidiano. Sono scatti pieni di curiosità ed empatia che ritraggono persone autentiche, sorprese nei momenti più impegnativi e anche più divertenti della loro giornata, in un flusso ininterrotto di voci e silenzi carichi di significati, profumi, musiche e suoni della strada.
Una collezione di foto che ha saputo affascinare anche, Igor Man, al secolo Igor Manlio Manzella grande decano del giornalismo italiano. «Si può commentare una fotografia?», scrive Man. «No, se la fotografia è bella: perché parla da sola. Prendiamo queste che compongono una sorta di “Reportage nella Barberia”, scattate da Armando Rotoletti nella Sicilia che ancora resiste alla volgarità della plastica in saffico connubio con la formica: sono bellissime, veri “pezzi d’arte”. Impossibile commentarle, dunque, ma sollecitano il vecchio cronista a tentare una sorta di fragile amarcord che il rasoio del tempo presente porterà via, proprio come schiuma di sapone sapientemente montata da un effimero barbiere».
Ed è sempre Man, i cui scritti corredano anche il catalogo della mostra, con una serie di rievocazioni, a descrivere una di queste foto, con una memoria di lui 13enne, di una domenica del febbraio ’ 39 nel quartiere Cibali di Catania dove abitava. Il barbiere Don Puddu stava per chiudere per sempre il suo “Salone Venus” ma ci teneva a fare lui la prima rasatura al giovane Igor. «Il Salone Venus odorava di sapone, di borotalco, di lozione dopobarba contenuta in uno spruzzatore di latta nichelata, con la pompetta avvolta in una sottile reticella di seta. Tutti gli strumenti di Don Puddu erano allineati accanto al lavandino, su di un tavolinetto: come li vedo nelle fotografie di Rotoletti. Prima di attaccare i capelli, Don Puddu sillabò “senta, non le pare sia giunto il momento di farsi la barba? […] Confuso avrei voluto dirgli che la mia barba era poco più di una peluria ma lui, deciso, aveva cominciato a insaponarmi come soltanto i barbieri del Sud sanno fare. Infine estrasse dal taschino della giacca il rasoio, prese ad arrotarlo sul palmo della mano. “Il mio rasoio marca Puma”, sorrise fiero».
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