Cronachette del mio paese: i teneri ricordi del poeta Nello Sciuto


Nella foto il poeta Nello Sciuto. Foto B.Bonaccorsi
Nella foto il poeta Nello Sciuto. Foto B.Bonaccorsi

“Ritengo che non ci sia essere umano che non abbia composto, anche nel proprio intimo, versi o racconti per esprimere sentimenti, emozioni, sogni. – afferma Nello Sciuto nella Nota d’autore del suo Cronachette del mio paese – Anche per questo motivo ho messo per iscritto alcuni miei ricordi di adolescente”. Poeta di Leonforte, Nello Sciuto, ha deciso stavolta di esprimersi in una prosa semplice e vernacolare per dipingere quadri di vita vissuta, che spaziano dai giorni della liberazione dei soldati americani alle recenti feste patronali. Il libro di Nello Sciuto, edito da Euno, è composto infatti da

Il poeta Nello Sciuto
Il poeta Nello Sciuto

quindici brevi racconti che ripercorrono episodi sparsi della fanciullezza dell’autore, la maggior parte dei quali collegati al conflitto mondiale, essendo nata l’idea in seguito alla richiesta propostagli dal preside del Liceo Classico Fratelli Testa di Nicosia di fornire una testimonianza diretta sulla Seconda Guerra Mondiale. Escludendone alcune (Pane e cartucce, La promessa, Il sorteggio e Cinquanta rose) tutte le cronachette sono accomunate poi dall’espressione di un “esemplare richiamo alla morale – come specifica Filippo Maria Provitina nella Prefazione alla raccolta – quale unica strada percorribile per la civile convivenza delle famiglie e, quindi, della comunità in cui quelle famiglie interagiscono sino ad organizzare un rione, un quartiere, un paese”. Leonforte e la sua gente, elencata per nome, cognome ed eventuale peccu, ovvero soprannome, sono infatti i veri protagonisti delle Cronachette del mio paese, insieme allo sguardo di un giovane Nello, ora ammirato, ora terrorizzato, ora grato, che l’autore, con onestà e tenerezza, è riuscito a far trapelare attraverso i suoi racconti, come se gli anni non fossero mai passati. Occhi, gioia, orgoglio e stupore del fanciullino dietro e dentro l’Ispettore d’Igiene ormai in pensione. Una semplicità e autenticità del ricordo che corrispondono a quelle del linguaggio utilizzato che, con naturalezza, non disdegna l’uso del dialetto. “Questi racconti non sono frutto della mia fantasia, -ricorda l’autore – ma fatti realmente accaduti che hanno suscitato in me il desiderio di condividerli con altri.” E lo scrittore non si risparmia la sofferenza nel rievocare memorie orripilanti e sconvolgenti come il ritrovamento di cadaveri dal ventre gonfio (Terrore e Obbrobrio) o la delusione provata di fronte agli inganni e alle promesse che gli altri non hanno mai mantenuto (Il Baratto, La promessa), come non si contiene nel trasmettere la gioia provata per aver risolto una contesa collegata alla sparizioni di uova di gallina (Le uova della pace) o l’ironia e la saggezza inconfondibilmente paesana. Tra questi, divertentissimo il ricordo del concerto di un allora poco conosciuto Antonello Venditti a Leonforte che si rivela, come suggerisce il titolo Il Fiasco,un vero disastro: “Saretto, ma il cantante quando viene?” E Saretto rispose: “Ma u cantanti chissu è!”.

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