Ernesto Solari, artista e studioso esperto di Leonardo, ha presentato alla stampa le sue ultime scoperte leonardesche.
La prima opera è un curioso e anomalo disegno che Solari ritiene di poter considerare l’originale leonardesco di un’opera già conosciuta, che si conserva agli Uffizi, ed è attribuita ad un allievo. Secondo Solari questo disegno è certamente di scuola leonardesca ma, visti gli indizi emersi e i risultati degli esami effettuati, egli ritiene possa trattarsi di opera attribuibile a Leonardo e scuola.
La seconda opera è un capolavoro assoluto, la cui attribuzione a Leonardo è pressoché certa per la sua bellezza, per il fascino che sa suscitare, per l’esito coerente degli esami effettuati e per il carattere molto privato, quasi familiare, che l’opera evidenzia. Si tratta di una splendida terracotta, probabilmente la prima ed unica a poter essere attribuita al Maestro. Questa certezza deriva dagli esami effettuati, dal periodo d’esecuzione che coinciderebbe con l’età del Salaì in esso raffigurato. E’ ritrovata anche una descrizione dell’epoca di un’opera che presenterebbe le stesse caratteristiche fisionomiche ed espressive, nonché tecniche, secondo la visione piuttosto classicheggiante del “puer et senex” alla quale Leonardo era particolarmente legato. Sembra che la testa in terracotta, raffigurante un Cristo fanciullo, di cui ha fatto, in più occasioni, una precisa descrizione colui che ne era venuto in possesso, il pittore Paolo Lomazzo, possa avere avuto come modello proprio lo stesso Salaì, il figlioccio adottivo del Vinciano.
Nel corso dell’incontro Solari ha mostrato le immagini assolutamente inedite delle due opere.
L’artista ha presentato anche i risultati dei suoi studi più recenti relativi ad opere leonardesche quali lo studio di Sant’Anna e il ritratto di Isabella d’Este ritrovato tre anni fa in Svizzera dallo stesso Solari e poi confermato dal Di quest’ultima opera Solari mostrerà alcuni risultati tecnico-scientifici rispondendo alle obiezioni, avanzate a suo tempo dagli studiosi Kemp e Marani, che erano state formulate sulla base degli scarsi elementi di cui erano venuti in possesso.
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