Falcone e Borsellino: vent’anni dopo, più vivi che mai


“Possono uccidere gli uomini, ma non la forza delle loro idee”. Così l’Associazione Nazionale Magistrati di Catania vuole rendere omaggio alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino. Sono trascorsi vent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio ed in  tale occasione il Palazzo di Giustizia catanese diventa Teatro del ricordo aprendo le sue porte all’intera popolazione lanciando un messaggio di forza, speranza e coraggio in modo da far emergere tutto il bello, il buono ed il giusto della Sicilia.

 

L’evento Ferus, “fiero di essere siciliano nella lotta contro la mafia”, presentato da Flaminia Belfiore, realizzato con il patrocinio  dell’ A.N.M e con il sostegno de  Ordine degli avvocati di Catania, Ordine dei Dottori Commercialisti di Catania, Camera penale “Serafino Famà”, Associazione antiracket ed antiusura “Umberto Alfino”, Confindustria e Camera di Commercio di Catania, ha visto la partecipazione di personaggi del mondo dell’arte, della cultura e dello Show business. “ Ricordare è doveroso – sottolinea Salvatore Cusimano – perché attraverso gli errori del passato possiamo riscrivere la nostra storia”. Notevole il percorso d’arte distribuito fra le aule del Palazzo di Giustizia, in cui vari artisti hanno potuto esprimere il loro concetto di legalità e mafia;  particolare ed intenso, fra tutti, l’omaggio a  Rita Atria, “La mia prigione lontana”, di Giusy Todaro, Veronica Pecile e Jules Coudignac. All’esterno del Palazzo, fino a tarda serata, tra una battuta e una gag di Gino Astorina, si sono esibiti I Lautari, Alfio Antico, Archinuè, Crabs, I Percussonaci, Agata Lo Certo, Giuseppe Cucè i quali hanno voluto, attraverso la loro musica, esprimere il loro diniego contro la mafia. “Pensavano che uccidendo Falcone, Borsellino o tutte le altre vittime di “cosa nostra” – racconta animato Puccio Castrogiovanni de I Lautari –  avrebbero interrotto il cammino verso la giustizia e la legalità, ma altri cento, mille uomini sono pronti a intraprendere la strada verso il bene”.

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