“Noi siamo l’unica compagnia a non ricevere né fondi regionali né ministeriali. Abbiamo utilizzato solo le nostre forze per andare avanti. Adesso viviamo una situazione insostenibile”. Queste le parole di Fiorenzo Napoli, direttore artistico de la Marionettistica dei Fratelli Napoli, Maestri pupari catanesi dal 1921 giunti alla quinta generazione, in occasione della serata, “Il futuro della memoria … trent’anni dopo”, dedicata al ricordo del Maestro puparo Natale Napoli.
Una manifestazione evento che, nel gremito Teatro – Museo, all’interno del Centro eno – gastronomico Vecchia Dogana, guarda con coraggio e dignità l’incerto futuro della propria Compagnia rivivendo le tappe più importanti della loro storia nella speranza che le istituzioni accolgano il loro grido d’aiuto. “Stiamo vivendo una crisi epocale – aggiunge commosso Fiorenzo Napoli mentre alle sue spalle scorrono le immagini storiche dell’attività artistica della Marionettistica – se non riceviamo aiuti sostanziali potremmo anche appendere, con grande sofferenza, gli strumenti del mestiere al chiodo. Continuare è quasi impossibile”.
Un incontro culturale nato da un’idea promossa dall’Assostampa di Catania, il sindacato unitario dei giornalisti, dall’Accademia Belle Arti di Catania e fortemente voluto dalla Famiglia Napoli. Hanno preso parte alla tavola rotonda, coordinata dal giornalista Lucio Di Mauro, esponenti del mondo politico e culturale siciliano come Daniele Lo Porto, segretario provinciale Assostampa, Liliana Nigro, accademia Belle Arti, Janne Vibaek Pasqualino, presidente dell’Associazione per la Conservazione delle Tradizioni Popolari, Ignazio Buttitta, professore di Antropologia Culturale presso Università degli Studi di Palermo, Rosario Perricone, direttore artistico e coordinatore scientifico del Museo Internazionale delle Marionette “Antonio Pasqualino”, Elio Gimbo, regista teatrale, Alessandro Napoli, professore di Lettere e antropologo, Ruggero Razza, avvocato ex assessore provinciale alla Cultura ed esponente de La Destra, Orazio Licandro, assessore ai Saperi e alla Bellezza condivisa del Comune di Catania, ed Enzo Bianco, primo cittadino del capoluogo etneo.
“Sostengo e sosterrò sempre la causa della cultura – spiega Enzo Bianco – ammiro da sempre l’Opera dei pupi e la grande tradizione dei Napoli fonte di crescita e sviluppo per la nostra città. Ho cercato e cercherò di difendere, attraverso l’amministrazione da me rappresentata, l’arte puparesca. A Catania, entro un anno, ci sarà un importante appuntamento internazionale dedicato all’arte marionettistica e alle nostre tradizioni”. Tanti applausi e pubblico sempre più coinvolto. Si punta a sostenere le qualità delle eccellenze siciliane e descrivere ai tanti presenti l’importanza storico culturale dei pupi, sottolineando che il 18 maggio 2001 l’Opera dei Pupi è stata riconosciuta dall’Unesco come patrimonio orale e immateriale dell’Umanità.
“Vogliamo puntare i piedi, chiediamo l’attenzione da parte di tutti coloro che possano sostenere e proteggere non i Napoli ma le secolari tradizioni siciliane – incalza Alessandro Napoli – perché il nostro patrimonio artistico, la nostra storia è di tutti e i nostri pupi hanno ancora voglia di parlare e raccontare il nostro vissuto storico”. Una storia lunga quasi cento anni che rivive nei pupi storici sopravvissuti alla seconda guerra mondiale e alla relativa crisi del dopoguerra, nei tanti scenari dipinti dal giovane Rosario Napoli, morto a soli diciannove anni, nelle foto di Natale Napoli in scena con Delia Scala e Domenico Modugno nel Rinaldo in Campo di Garinei e Giovannini, negli importanti riconoscimenti conquistati come il Premio Erasmus nel 1978 conferito dai reali d’ Olanda e nei ricordi degli compianti Natale, Gaetano, Pippo, Rosario e Ciccina fino ad arrivare ai giovani Davide, Marco e Dario per diffondere la storia di una famiglia che ha creduto nella propria terra e nei suoi valori più intriseci a livello internazionale.
“La famiglia Napoli- conclude il regista Elio Gimbo a fine serata – anche se tra mille difficoltà non potranno mai lasciare il loro incarico, perché sono condannati dalla loro stessa virtù a divulgare la Sicilia, ma devono essere aiutati. Mi candido a festeggiare con loro il centenario e dirigere un grande spettacolo dal sapore internazionale”.
Dopo il dibattito, tra i vari relatori, è stato possibile ammirare Italia Chiesa, matriarca quasi novantenne, raffinata parlatrice, a dare vita alla Bella Angelica nella breve rappresentazione puparesca offerta al pubblico come ringraziamento per la numerosa partecipazione.
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