E se in matematica due più due fa quattro, tenetevi forte, sembra che anche la lingua italiana non possa essere soggetta a personali interpretazioni. L’ italiano –infatti- non è un’opinione, che strano, l’avreste mai detto?
Così, riprendendo gli scivoloni più comuni, vi abbiamo riservato –stavolta- una carrellata di quegli orrori grammaticali che colpiscono tutti, VIP inclusi.
Roberto Saviano, ad esempio, sarebbe cascato, in passato, sul più banale e grossolano “qual’è” che, Crusca docet, essendo tronco e non eliso non ammette apostrofo. “Khadz Kamalov, un
giornalista coraggioso, è stato ucciso. 70 giornalisti russi uccisi in Russia. Qual’è il peso specifico della libertà di parola?”
O ancora il Premier Renzi, parlando –per l’appunto- di Buona Scuola, avrebbe posto accanto al sostantivo “cultura” il sostantivo “umanista” al posto dell’aggettivo “umanistica”, da esso derivato con aggiunta del suffisso – ico.
Ma anche giornalisti e conduttori televisivi non sembrano essere immuni dall’errare linguistico, così –ad esempio- come già segnalato qualche mese fa, durante la conduzione del talk show “La gabbia” Gianluigi Paragone sarebbe incorso nell’errato uso disgiuntivo del “piuttosto che”.
E poiché si sa gli errori fanno sempre il paio con le polemiche, recentissime quelle di Laura Chiatti che avrebbe lasciato Instagram in risposta ai “deficenti” accusatori della sua ortografia.
Ecco gli epic fail, dunque, e ce n’è per tutti i gusti, piatti linguistici più o meno elaborati che, però, non tutti masticano al meglio!
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