La civiltà femminile nutre il mondo è l’incontro di due artiste che hanno deciso di raccontarsi e raccontare il loro essere donne attraverso le proprie opere in dialogo: Gheula Canarutto Nemni , scrittrice di (Non) si può avere tutto, edito da Mondadori e Cettina Tiralosi, digital painter di Lacrime sciolgono muri e aprono orizzonti alla coscienza, avvenuto ieri al Teatro Machiavelli, in Piazza Università, a Catania. E’ stata Cettina Tiralosi, amante della letteratura di filone ebraico a trovare, spulciando in rete, Gheula e il suo romanzo d’esordio. “Mi accorgevo che le mie artiste preferite finivano per essere sempre ebree, Gertrude Stein, Hannah Arendt, Simon Weil – spiega Cettina Tiralosi – E che tra i libri più significativi per me, tanti avevano nel titolo una negazione. Non credere di avere diritti, Nonostante Platone, Non è da tutti, fino appunto a quest’ultimo (Non) si può avere tutto. Questa volta però il No è tra due parentesi. Un passo indietro per fare un balzo in avanti, anzi ci si prepara ad un salto in lungo, verso la libertà femminile”. Gheula, che in ebraico significa libertà, ebrea italiana, madre di sette figli che, ai giorni d’oggi, significa rarità, confessa di aver lottato a lungo per far valere i suoi diritti da essere umano. Dopo otto anni d’insegnamento alla Bocconi, decide di seguire il suo destino: “Ho combattuto con tutta me stessa per non venire schiacciata. Da quella porta dell’università, la stessa che avevo oltrepassato straripante di sogni e speranze, sono però uscita delusa. Spremuta. Pochi mesi dopo avere lasciato l’università ho riacceso il computer, dichiarando davanti ad uno schermata immacolata che il periodo della mia spremitura era da considerarsi finito – confessa la scrittrice – Mi sono seduta al computer e ho aperto un file intitolandolo Vita capitolo secondo e ho iniziato a premere sui tasti senza sapere dove volevo arrivare”. Questo l’inizio di un percorso difficile, che con atti di coraggio, tra distruzione e rinascita, “come le storie della Torah” le ha fatto superare la delusione delle critiche dell’editor di Umberto Eco, che le fece riscrivere nuovamente tutto, per condurla infine alla soddisfazione di essere riuscita a pubblicare il suo libro e di aver attirato l’attenzione e la stima di Cettina Tiralosi. “La comune ricerca della verità – afferma l’artista –ecco cosa mi ha spinto a ideare e volere fortemente questo dialogo tra le nostre opere. Mai per narcisismo. La mia arte è guidata dalla passione verso la libertà femminile, mi muove sempre la mia passione di cercarla trovarla e comunicarla. Considero il contesto dell’arte il più variegato e il più adeguato ad esprimere tutto ciò, e credo che Gheula sia ispirata dalle mie stesse idee”. Un legame, quello di Cettina con la cultura ebraica, che si ritrova anche nell’ideazione della sua installazione, Lacrime sciolgono muri e aprono orizzonti alla coscienza, che nasce anche dall’intervento di Suzana Glavaš al convegno Donna Sapiens-la figura femminile nell’ebraismo, tenutosi presso il Castello Ursino, nel settembre del 2014. Lì Suzana raccontò che nel Talmud è scritto, parafrasando: “Sii molto prudente a non far piangere una donna, poiché HaShem conta le sue lacrime. La donna è stata creata da una costola dell’uomo, non dai suoi piedi per essere calpestata. Non dalla sua testa per essere governata, ma dal suo fianco per essergli alla pari. Sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.” Nelle lacrime Cettina apprezzò così la facoltà di resoconto del vissuto delle donne e degli uomini tanto da sceglierle come protagoniste nel titolo della sua installazione di opere digitali che, a partire da marzo 2015 presso il Bastione degli Infetti di Catania, sito gestito dal Comitato Popolare Antico Corso, ha continuato a trovare spazio in una catena di iniziative fino ad arrivare a quest’ultima. La sua installazione stavolta, ha accompagnato i racconti entusiasti e sapienti di una donna desiderosa di comunicare la sua fede ebraica e il suo essere donna e madre, immersa in un’atmosfera coinvolgente di musiche di tradizione ebraica accuratamente eseguite dall’ arpista Ginevra Gilli.
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