Raccontare la vita di un’artista come Alda Merini all’interno di un manicomio è impresa difficile perché significa indagare nella psiche di un animo sensibile che non ha altra alternativa se non quella di manifestare il proprio tormento esistenziale. E’ una dolorosa metafora presente in esseri umani che lottano per sopravvivere, combattuti tra distruzione e atto creativo, presente in Van Gogh come in Peter Sellers, in Giuseppe Berto come in Amy Winehouse, in Caravaggio come in Edith Piaf. Ci è riuscito Claudio Fava scrivendo questo atto unico per Alda Merini, la talentuosa
poetessa dei navigli, esponente di una sua personale beat generation. Con uno sguardo pietoso ma non retorico ne ha restituito l’essenza sentimentale, l’amour fou che supera anche le sbarre carcerarie. Alla regia di Alessandro Gassman il merito di aver interpretato questo progetto in chiave kafkiana, senza forzare o personalizzare una vicenda che di per sé non ha bisogno di verità scientifiche, ma solo rispetto per il pazzo individualismo che vuole vivere in nome dell’amore e della scrittura. Sulla scena una bravissima Anna Foglietta, una Merini commovente, si moltiplica in altre Merini che ne scrutano gli umori, la Elle Alessandra Costanzo perfetta nel suo alter ego poetico, la Zeta Sabrina Knaflitz, la Enne Cecilia di Giuli, la Erre Stefania Ugomari Di Blas, , la Emme Giorgia Boscarino. Dall’altra parte gli “aguzzini” a fare da controcanto, il Dottor G Angelo Tosto, equilibrato e realistico cui viene affidato il ruolo di medico e “folle”, severo quando pratica l’elettroshock e tenero lettore quando scopre i versi di Alda, la glaciale caposala Olga Rossi e l’infermiera Gaia Lo Vecchio. E poi c’è Pierre, Liborio Natali, colui che candidamente scopre l’amore dell’autrice, l’amore che travalica le gelide sbarre del manicomio e si fa vita, innocente e autentico atto poetico.
Produzione Teatro Stabile di Catania e Teatro Stabile dell’Umbria, in scena fino al 23 Dicembre al Teatro Verga.
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