Eccola l’ultima fatica artistica di Roberto Santo, scultore, pittore e fotografo di fama mondiale, che, siciliano da parte materna, ha trovato in Taormina l’ispirazione per modellare la sua personale “Pietà”.
Svelata al pubblico ieri presso un’elegante villa locale, la scultura è solo un modello di una definitiva opera bronzea che troverà casa in Alaska; la “Pietà”, infatti, è stata commissionata dalla Parrocchia di St. Patrick ad Anchorage, entro il cui chiostro saranno esposti centinaia di altri lavori dell’artista.
«L’ho creata –ha detto- con un’espressione diversa da quella di Michelangelo, i tempi sono cambiati ed ho sentito la necessità di evidenziare un’espressione nuova nel volto di Maria, più umana e più attuale; ho avvertito che Lei, nonostante la sua fede instancabile, come madre affranta con in grembo il corpo del figlio morto, sembra rivolgersi a Dio, quasi chiedendo perché!». Per dare maggiore forza al proprio pensiero, al bronzo finale l’artista aggiungerà –come lui stesso ci ha spiegato- dei particolari che la creta non permetteva di realizzare: una corona di spine per indicare l’agonia e un piccolo arbusto dietro le spalle della Madonna come segno di una nuova vita.
Nato a New York nell’ottobre del 1953, Santo viene definito il Michelangelo dei nostri giorni, formatosi all’Art Center School of Design di Los Angeles, si è presto inserito in un panorama artistico d’eccellenza che lo ha visto partecipe e protagonista in diversi contesti di fama internazionale; le sue opere sono esposte in musei e parchi dislocati negli Usa e nel mondo e numerose sono le citazioni e i premi internazionali a lui riconosciuti.
Busti mutilati, protèsi e monchi, torsi senza testa e teste senza occhi, volti coperti, corpi nudi o velati trascendono il passato; argilla e bronzo rapiti in una febbrile animosità muscolare frammentata e animata dal vento, segnano il passaggio del tempo nel recupero di una classicità che la fa da padrona e creano nell’osservatore un’emozione che travalica il pathos riuscendo a comunicare passione, forza e bellezza.
Così l’artista sviluppa lo spirito umano nel nucleo più profondo dei suoi lavori scultorei, così li sospende in uno stato trascendente, preferendo soggetti monchi per invitare lo spettatore a completare l’opera a suo modo, in un gioco di coinvolgimenti emozionali di grande spessore e sensibilità.
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