“La Scelta” di Sigfrido Ranucci presentato a Catania


Sigfrido Ranucci

“Lei ha bisogno di volare in alto perché vede cose che gli altri non vedono, ma come tutti i grandi uccelli quando si tratta di camminare per terra lei saltella, non è in grado di camminare normalmente”: così una vecchia si rivolge su un treno per Milano a Sigfrido Ranucci, giornalista d’inchiesta più premiato in Italia, direttore del programma Report e vicedirettore di Rai3.

È un incontro che lo segna e gli si fissa in mente. È per questo motivo, ci racconta alla presentazione del libro “La Scelta” presso la libreria Cavallotto di Catania, che decide di stampare quell’origami sulla quarta di copertina.

E la prima scelta che al nostro incontro sente di dover indagare è quella di scrivere il libro in questione, nata dall’esigenza di sdebitarsi col proprio pubblico, cui sentiva di dover rendere noto un altro Sigfrido, più intimo, che sta dietro la firma di tante inchieste e che, come ogni altro uomo, come nel giornalismo così nella vita, è chiamato ad ogni momento a determinare il proprio destino, e a farlo mediante la scelta.

Non si tratta però di un libro autobiografico, o perlomeno non lo intende così la penna che lo ha scritto, per la quale le vicende che si susseguono fra le pagine, anche le più personali, sono parte delle inchieste rese note, solo i ritmi televisivi e le esigenze di sintesi richiedono spesso d’adombrarle, mentre un libro sembra essere lo spazio perfetto per metterle in luce.

Sigfrido Ranucci: l’inchiesta deve illuminare delle zone d’ombra

Del resto, per Sigfrido Ranucci il ruolo dell’inchiesta è proprio questo: “l’inchiesta deve illuminare delle zone d’ombra, deve fare luce su questioni non risolte […] io non ho la pretesa di dire ‘questa è la mia verità’, io racconto delle cose che magari erano sfuggite, dei collegamenti che erano sfuggiti”.

Tant’è, ma talvolta a riacchiappare collegamenti che vogliono sfuggire si pesta anche qualche piede, ed è così che la scelta di raccontare diventa anche la scelta d’aver coraggio; non è un caso che il direttore di Report abbia ad oggi alle spalle 180 querele circa e le prenda come segno di star svolgendo bene il proprio lavoro.

Il libro si apre col racconto di un motociclista che si schianta contro il cancello di casa di Ranucci. Al rumore dell’impatto, questi prontamente esce e s’appresta a soccorrerlo, vista anche la gravità del caso.

Nota, tuttavia, un uomo impegnato nel tentativo di portare via la moto dal luogo.

Il giornalista s’oppone, sarebbe servita alla polizia per i rilievi. Scoprirà qualche anno più tardi quel ragazzo che aveva soccorso essere membro di un gruppo operante nel narcotraffico ed essere stato incaricato di ucciderlo.

Da quel giorno Ranucci è sotto scorta.

Sigfrido Ranucci : La scelta

Seguono poi i retroscena di diverse inchieste svolte nel corso degli anni, tra le più clamorose quella relativa all’utilizzo del fosforo bianco da parte degli Stati Uniti a Fallujah, in Iraq, nel 2004, in aperta violazione delle convenzioni di Ginevra, e che per primo il giornalista romano svela al mondo intero trovandone la prova in alcuni filmati che Rainews24, ignara, aveva mandato in onda sotto la dicitura “Pioggia di fuoco a Fallujah”.

Ma grande spazio nel testo è dedicato anche a episodi che, al di là dell’inchiesta, riguardano il Ranucci reporter: è il caso del crollo delle torri gemelle, che l’autore vive in prima persona da inviato speciale.

Un libro, dunque, che racconta il passato, ma lo fa mediante il tema della scelta, che è sempre presente e determina il futuro.

Così il nostro intervistato insiste molto sui rischi del futuro del giornalismo in Italia, particolarmente spaventato dalla Riforma Cartabia, per la quale, col meccanismo dell’improcedibilità e la relativa possibilità da parte degli imputati di richiedere l’anonimato, “dal gennaio 2025 vivremo nell’oblio di Stato”.

Parallelamente, Ranucci riserva grande spazio alla difesa e all’elogio del giornalismo indipendente, di cui lui, è certo, rappresenta un baluardo in Italia e nel mondo.

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