Quale inquietudine spinge una giovane donna in attesa di un autobus che non arriva mai a subire il fascino affabulatore di una sconosciuta? La risposta, nell’opera prima di Silvia Leonardi (“Allo Specchio”, Roma 2008 C.E. il Filo pp 85), scrittrice siciliana trapiantata a Roma. Una ragazza qualsiasi vive una vita qualsiasi in una città caotica e tentacolare: intorno un mondo da esplorare, da auscultare, da condividere. Non è facile superare la barriera di indifferenza e di diffidenza che ci isola dagli altri, tuttavia basterebbe solo aprire un piccolo varco, nella consapevolezza che la
comunicazione aiuta spesso a decifrare, nel confronto, gli enigmi della nostra interiorità. L’io narrante, imbrigliato in una sorta di “monadismo”, si ritrova, quasi forzatamente , a dover ascoltare Maria, forse un ectoplasma evocato dalle sue paure e dalle sue angosce. Sembra, a questo punto, che si generi un transfert tra la giovane e l’anziana mentre presente e passato si confondono e il futuro sembra aver attenuato, per un po’, il suo barbaglio minaccioso. Le due donne galleggiano in un mare ancora vorticoso ma già s’intravede l’approdo. Il sacrificio dell’una offrirà all’altra la possibilità di aggrapparsi a una boa per un ancoraggio stabile : la metafora del mare offre al lettore attento la chiave di lettura del testo. La vita è fatta di piccole gioie, di traguardi difficili, di combattimenti duri e di forti tentazioni che sono sempre in agguato; la felicità è nella semplicità della vita di tutti i giorni, nel raggiungimento di misurati obbiettivi: bisogna sopportarla la vita e incunearsi in quell’angolino di serenità che talvolta ci riserva. Animano lo scenario del romanzo numerosi personaggi , tutti ben sfaccettati anche quando la loro apparizione è fugace: tutti piccoli puntelli di una “recherche” sofferta. Lo sfondo paesaggistico è stratificato, Roma e l’aggrovigliarsi delle vite e una Sicilia arcaica , arroventata dal sole, sommersa dagli effluvi e dal tripudio dei colori. Ultima scena di quella che sembra una fiction cinematografica: l’immagine di Maria riflessa nello specchio lucido di una vetrina lentamente sfuma sotto gli occhi dell’io narrante che ha finalmente “afferrato” il suo autobus.
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