Alla libreria Mondadori Diana, venerdì pomeriggio, c’erano tutti quelli che hanno fatto la storia politica della Dc catanese o i loro eredi: da Filippo Drago ad Angelo Magrì, da Mimmo Sudano, alla neo eletta all’Ars Valeria Sudano, dal senatore Pino Firrarello a Nicola D’Agostino e Gino Ioppolo senza tralasciare il figlio dell’onorevole Caragliano, di Modesto Sardo o i parenti di Stazzone e Barbaro Lo Giudice. Non mancava neanche padre Calanna, amico storico dell’ingegnere Gaetano D’Emilio che ha presentato in una sala gremita il suo libro “Scelba Magrì Drago e il governo della Balena bianca” edito dalla Media snc Libri Catania. Al giornalista Piero Maenza il compito di moderare presentazione e successivo dibattito. L’argomento, d’altra parte, non poteva non suscitare ricordi personali, storici e politici.
Tutti presenti per “rievocare mezzo secolo di storia e lasciarne la memoria a chi viene dopo di noi – ha esordito l’autore subito dopo i saluti di rito dell’editore Mario Adorno -. Il mio è un intervento letterario che si è posto due obiettivi fondamentali.
Il primo è storico e mette in primo piano la ricerca della verità. Politico il secondo per mettere in luce la differenza tra l’entusiasmo ideologico degli uomini del ’48 con quello dei politici di oggi. In quegli anni della ripresa post bellica che portarono al boom economico degli anni Sessanta ci si “metteva insieme” per portare avanti interessi generali nella convinzione che la ricerca del bene comune fosse l’unica soluzione. Poi l’avvento delle correnti cambiò tutto e fu il trasversalismo a prendere le redini di Catania”. Una dichiarazione condivisa e ripresa poco dopo da Filippo Drago mentre descriveva la vita familiare di suo padre, delineandolo con un carattere timido e militare all’interno delle mura domestiche.
Eppure la decadenza della Balena bianca inizia già negli anni Ottanta con responsabilità non solo nazionali ma locali: “Si spense il dibattito politico – racconta il sen. Firrarello nel suo intervento – e si pensò solo di governare alla giornata mettendo un punto alla capacità di esprimere i bisogni della gente. In quel momento finì anche il mio essere Dc”.
La conclusione effervescente tocca di diritto a Gilberto Idonea che ha interpretato alcuni aneddoti, realmente avvenuti e raccontati nel volume di D’Emilio, sulle vicende del Consiglio comunale.
Scrivi un Commento