“Mymensingh è una piccola città del nord del Bangladesh. Il fiume Brahmaputra che la attraversa rappresenta una linea di demarcazione fra due realtà parecchio diverse fra loro: caos, rumori, degrado da una parte; villaggi di capanne, qualche magro animale, risaie e silenzio, dall’altra. Sulla sponda ovest, strade fiancheggiate da fogne a cielo aperto, automezzi traballanti e arrugginiti sfrecciano a suon di colpi di clacson mentre eserciti di rishò si muovono disordinatamente evitando con grande maestria di essere travolti. Sulla sponda est si cammina a piedi o con rudimentali biciclette; non vi sono strade asfaltate né automobili né semafori. Non vi è luce elettrica né acqua corrente, solamente pozzi. Si allevano pesci e gamberi in grandi vasche. I bambini piccoli, accovacciati sul fango secco, giocano con i sassolini, i più grandi aiutano nelle faccende domestiche o nei campi. L’area urbana è attraversata dalla ferrovia, ai margini della quale sorgono le Pastic Houses. Una realtà difficile da immaginare; un popolo che vive in capanne fatte con sacchetti e bottiglie di plastica ai bordi della strada ferrata, unico territorio da cui non possono essere cacciati, poiché rappresenta una specie di terra di nessuno tra le ferrovie statali e i terreni privati. I treni sono lenti e rumorosi, quindi facili da evitare. I bambini, anche molto piccoli, cercano fra i cumuli di spazzatura qualsiasi cosa possa essere riciclata, per venderla in cambio di pochi soldi per un pugno di riso o per un sacchetto di “colla”. Tanti di loro hanno scelto di vivere per strada, di non andare a scuola e di arrangiarsi. Tanti altri, invece, hanno scelto di farsi aiutare, di farsi sottrarre alla strada e di essere accolti in case d’aiuto, realizzate e gestite da organi caritatevoli bengalesi e spesso italiani. La maggior parte di loro è di religione musulmana, ma vi è anche una minoranza indù e molti cattolici. Padre Riccardo, prete missionario Saveriano, si dedica da circa trent’anni a questi bimbi di strada, si prende cura di loro, li manda a scuola. Cura anche, insieme all’aiuto e al sostegno economico e sanitario di Progetto Sorriso nel Mondo, il piccolo ospedale dove vengono accolti i bambini che hanno bisogno di interventi chirurgici e le cui famiglie non possono permettersi i costi della sanità privata, l’unica esistente in Bangladesh. Anche in questo caso, le cure sono affidate a gruppi di medici e infermieri che periodicamente giungono dall’Italia.”
La mostra é visitabile presso la Sala Eventi de la Feltrinelli Libri e Musica di via Etnea 285 a Catania,
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