Tessere rapporti, tenere insieme, tramandare. Le donne non perdono il filo è l’evocativo titolo della sezione del festival Naxoslegge (il festival delle narrazioni che si svolge dal 2 settembre al 2 ottobre tra Giardini e altri luoghi della Sicilia orientale) da anni dedicata ai saperi femminili. Una sezione, coordinata da Marinella Fiume (ex sindaca di Fiumefreddo, insegnante e scrittrice) che collaborando attivamente con la direttrice artistica di Naxoslegge, Fulvia Toscano, racchiude gli appuntamenti al femminile e ingloba il Premio “La tela di Penelope” che quest’anno sarà attribuito (sabato 3 settembre, al Castello di Schisò, a Giardini Naxos, a Chiara Vigo, ultimo maestro del bisso.
“Nell’idea della direttrice artistica, Fulvia Toscano – spiega Marinella Fiume – Naxoslegge intende indagare la complessità del contemporaneo, senza perdere di vista le ascendenze storiche e culturali che ci legano al passato, alla ricerca di un’anima dei luoghi, di una Sicilia felix, fuori dai luoghi comuni della sconfitta rassegnata, per difendere la memoria, la responsabilità del presente, attraverso la conoscenza del passato. Di questo passato protagoniste sono state anche le donne, queste misconosciute artefici di storia che non stanno sui libri di testo e le cui azioni, i cui saperi, invece, la storia hanno contribuito e contribuiscono a fare. Non solo regine e sante, ma anche custodi di un sapere spesso ancestrale, un sapere che viene da molto lontano, che coniuga “ tecnica” e sacro, tradizione e capacità di trasportarla nella modernità. Si tratta spesso di patrimoni immateriali e saperi tramandati per via matrilineare, come le orazioni-scongiuro della medicina popolare in possesso a poche donne che ho raccolto nel mio volumetto “Di madre in figlia. Vita di una guaritrice di campagna”.
A donne come queste è dedicata la sezione che individua saperi al femminile e storie di grande forza e determinazione. “Cerchiamo – racconta Fiume – innanzitutto una forte riconoscibilità femminile, basata su un empowerment anche simbolico un’ autodeterminazione capace di far emergere risorse latenti nella società, in campi che spaziano dalla cultura alla politica. Quest’anno siamo giunti alla III edizione del premio: la prima edizione ha visto premiata Selene Biffi, fondatrice di una scuola per bambini cantastorie a Kabul, in Afghanistan; la II edizione la calabrese Angela Napoli per il suo impegno nella Commissione antimafia”.
Quest’anno la tela andrà a Chiara Vigo, una donna caparbia e volitiva che lavora ancora il bisso, la seta del mare, in modo tradizionale. “Chi meglio di Chiara poteva meritare un premio chiamato “Le donne non perdono il filo”?”, sottolinea Marinella Fiume. “Lei è l’ultimo Maestro al mondo di bisso marino, la seta del mare che, a torto, alcuni dicono estinto, per conoscerla e invitarla a Giardini Naxos, mi sono recata qualche mese fa in Sardegna, a Sant’Antioco, un’isoletta legata a Cagliari da un istmo, dove vive e passa le sue giornate a lavorare e ricevere ospiti nel Museo del bisso. La sua famiglia è di origine ebraica e le anziane di Sant’Antioco dicono che la lavorazione del bisso, la seta del mare, sia arrivata nell’isola con la principessa Berenice di Cilicia, amante dell’imperatore Tito, esiliata qui circa 2000 anni fa e qui sepolta. Chiara Vigo è l’ultima donna che ancora lo lavora nel modo tradizionale, dopo aver dissalato la barba della Pinna Nobilis, volgarmente detta Nacchera, il più grande bivalve del Mediterraneo, una specie in via d’estinzione, da cui la seta del mare proviene. Prima, però, si immerge per trovare l’oro, perché un Maestro del bisso deve essere anche un abile subacqueo. Dopo averla cardata, sbiondata, filata e tessuta, crea opere che brillano come l’oro, di inestimabile valore, ma che non si possono né vendere né comprare, oggetto di riconoscimento da parte dell’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. Il bisso non si compra e non si vende perché una parte del sapere è tecnica, una parte legata a una tradizione sacra, trasmessa oralmente per generazioni attraverso parole e gesti, in una catena che affonda le radici nella notte dei tempi”.
E quest’anno il “filo” sarà anche l’elemento di congiunzione tra premiata e premio. A Chiara Vigo sarà donata una tela raffigurante simboli della Sicilia-Grande Madre tessuta dalla tessitrice Paola Floramo.
“Una trama – spiega Marinella Fiume – , di filo in filo, collega la Sicilia e la Sardegna, i Nebrodi e Sant Antioco, attraverso il lavorio di mani sapienti che, con una pazienza antica, si prendono cura della Bellezza, la custodiscono. Sono le mani di Chiara Vigo e quelle di Paola Florano, maestra del telaio, secondo le consuetudini dell’antico mestiere da lei recuperato, nella sua San Piero Patti in provincia di Messina. Paola Floramo, fin da bambina, ha coltivato l’hobby del cucito e del ricamo e con gli anni ha cercato sempre più di migliorarsi viaggiando per tutta Italia. In uno di questi viaggi, scopre il telaio a mano, una delle tradizioni tessili più antiche e decide di specializzarsi. Per poter imparare, dunque, è andata alla ricerca di anziani artigiani che ancor oggi praticano questo affascinante mestiere. Così, dopo molte ricerche e studi, è riuscita a far diventare la sua passione un mestiere e quel mestiere la sua vita.”
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