Avete presente la storiella dell’artista geniale, un po’ sopra le righe, che si chiude nel suo piccolo garage e crea le sue opere? Beh, dimenticatela. In questo prototipo Pietro Ruffo proprio non si riconosce. Questo artista romano di grande talento dice che l’arte oggi è fatta di incontri, di persone. Un esempio? Quello con Laura Barreca che ha curato la mostra Breve storia del resto del mondo, appena inaugurata nella sede della Fondazione Puglisi Cosentino di Catania, in via Vittorio Emanuele, che l’ha organizzata insieme alla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo. È visitabile fino al 10 luglio.
Allora com’è questo artista? Partiamo dai dati di fatto: non è ancora quarantenne, propone una personale, la prima della sua carriera, che vuole essere anche un’antologica. Immaginatelo intento a compiere certosine opere di ricerca, come può fare un diligente studente in una ricca biblioteca universitaria. Vi avvicinate molto di più alla realtà se lo immaginate intento a divorare un libro del politologo inglese Isaiah Berlin o a farsi incantare da una poesia del libanese Khalil Gibran. Ecco, ora mettete tutto insieme. Dalla teoria alla pratica il passo è breve e quel che ne esce fuori sono opere d’arte di un architetto-artista che ha creato uno stile suo, del tutto personale, riconoscibilissimo e di grande impatto. Per completare anche solo una delle sue opere
può impiegare sei mesi, coadiuvato da un team di 10 persone che installano spilli e libellule di carta. Nasce così, per esempio, la più maestosa delle opere esposte nel capoluogo etneo. È Spad SVII, realizzata nell’ottobre 2014 in occasione della Decima Giornata del Contemporaneo. Dimenticavamo di dirvi che il concetto chiave delle sue opere è la libertà. Migliaia di libellule piantate sul prototipo di un caccia monoposto biplano francese, utilizzato nella prima guerra mondiale, diventano un ossimoro, un segno di pace su un velivolo di guerra. Libertà, libertà, libertà. Espressa in ogni forma, rappresentata in vari modi, in differenti lingue. “Quando sei un artista – sottolinea Pietro Ruffo – ti puoi permettere di realizzare un aereo che rappresenta la guerra e puoi farlo con la leggerezza che contraddistingue l’arte perché l’arte è leggerezza anche quando esprime concetti forti”.
Spiega Allegra Puglisi Cosentino, neo presidente della fondazione: “Attraverso le sue opere Pietro Ruffo colpisce innanzi tutto per la scelta estetica, e successivamente affascina per la sua tecnica unica ed originale. Possiamo ammirare in lui la maestria, l’applicazione di un proprio stile, il lunghissimo lavoro manuale e l’accuratezza nei particolari. L’artista riflette sul concetto di libertà che ci pone davanti ad un’importante realtà: essa va cercata innanzitutto dentro noi stessi.”
Ad apertura e chiusura della mostra troverete l’opera The Colours of Cultural Map (2015) commissionata da Luciano Benetton per il progetto Imago Mundi, un grande atlante dei paesi del mondo e delle differenze che uniscono i popoli. Lungo il percorso la serie di Atlanti che prendono forma da una carta del mondo di fine Ottocento, segnato dalle spinte colonialistiche. Quelle carte vengono riproposte ma non per catalogare popoli e persone, ma al contrario per denunciare chi lo faceva per consuetudine. Ancora una volta sono le libellule a personalizzare l’opera dando un segnale forte di libertà. E ancora troviamo Flag of Hamas, Arab Spring, Liberty house, I sei traditori della libertà, la serie Sudafrica e Beslan. A chiusura un site specific che l’artista ha voluto realizzare proprio in occasione di questa mostra siciliana: Madri del Mar di Sicilia. Donne coi i loro bambini percorrono le traversate da una costa all’altra. L’opera vuole essere un omaggio al loro coraggio.
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