Piuttosto che, per gente che la lingua non la mastica, la frulla


piuttosto che

“Ha contagiato tutta l’Italia senza esclusione, è diventato un codice e quello che diverte è che con l’accento giusto si apriranno tante porte, le porte degli aperitivi e delle feste in villa, di gente che la lingua non la mastica, la frulla. Lo devo ammettere che ci ho anche provato ad usarlo con il tono di un cummenda navigato, ma sono allergico non posso farci nulla se lo sento penso subito a Minetti e bunga bunga… “

Recita così, in modo sfacciatamente ironico, la canzone che Giacomo Lariccia ha scritto come protesta all’uso improprio dell’espressione piuttosto che, e da cui è nato, addirittura, un video che impazza sul web come baluardo linguistico di un Fronte di Liberazione da tale uso. Un uso che diviene abuso, va da sé, un uso, quello disgiuntivo, che non gli è proprio, che non gli calza, che non lo veste nonostante le forzature dei parlanti. Il valore originario – da Brunetto Latini a D’Annunzio a Pirandello e oltre- è quello di “anziché”, come preferenza accordata di un termine rispetto ad un altro, e viene erroneamente sostituito con quello di “o”, “oppure” nel senso di alternativa equivalente.

Di tale uso si discute già da anni, linguisti e teorici della parola, Crusca in testa, si interrogano, analizzano e confrontano il senso originario con quello odierno. Di «tossina linguistica» hanno parlato Valeria della Valle e Giuseppe Patota in un testo ad hoc (Piuttosto che. Le cose da non dire, gli errori da non fare. Sperling & Kupfer), eppure di scomparire non ha voluto saperne, accrescendo il mare magnum di abusi e tormentoni.

piuttosto cheAncora una volta a far da lancio sembra essere stato il canale mediatico, non solo televisivo. Si tratterebbe, di una moda, una sorta di vezzo linguistico, alquanto snob, nata in un contesto niente affatto popolare, in area settentrionale, d’uso non esclusivamente orale. Un «Vezzo di origine lombarda» lo aveva definito Umberto Broccatelli già nel 2000 con riferimento al solo piuttosto, ma l’uso dell’espressione completa, piuttosto che, sarebbe avvenuto, secondo Ornella Castellani Polidori (www.accademiadellacrusca.it, 30.09.2002), a partire dalla metà degli anni Novanta. Lei stessa si prodigava a sfavore del «malvezzo lessicale» citandone l’uso errato nell’incipit di un articolo apparso su l’Espresso il 25.5.2001, Il cretino locale, sulla fuga dei cervelli dal nostro paese: “E’ stupefacente –recitava l’articolo- riscontrare quanti italiani trentenni e quarantenni popolino le grandi università americane, piuttosto che gli istituti di ricerca e le industrie ad avanzata tecnologia nella Silicon Valley”. Dove –spiega la linguista- il piuttosto che «pretende di surrogare la semplice disgiuntiva».

Di esempi di tal genere ce se sono a bizzeffe, fuoriusciti dalla bocca di addetti alla comunicazione, manager e politici altisonanti. Patota e Della Valle ne attribuiscono numerosi esempi all’ex ministra Michela Brambilla, ma non è l’unica. E il gioco è presto fatto, si tratta ancora una volta di mancanza di buon senso nell’uso di un valore semantico erroneo che conduce, manco a dirlo, ad una perdita di efficienza linguistica in maniera direttamente proporzionale all’aumentare dell’ambiguità in un affollarsi di espressioni quali “anche no”, “quant’altro”, un “attimino”, simboli del bofonchiare il nulla pur di colmare quell’horror vacui che tanto calza a certi personaggi dell’odierna comunicazione mediatica e politica italiana.

Il video sul Piuttosto che di Giacomo Lariccia

 

Giacomo Lariccia PIUTTOSTO Videoclip del Fronte di Liberazione dal Piuttosto Che – FLPC

 

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4 Commenti

  1. Fabrizio
    26 novembre 2015
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    “Si tratterebbe, di una moda, una sorta di vezzo linguistico, alquanto snob, nata in un contesto AFFATTO popolare”. Questo è un altro vocabolo comunemente violentato dagli stessi ambienti citati sopra. AFFATTO è un rafforzativo, non è affatto una negazione. Usato così, significa che il vezzo è nato esattamente in un contesto popolare. “Nient’affatto” sarebbe stata la forma corretta. Non vorrei fare il grammar-nazi, ma visto che qui si tratta delle violenze alla lingua italiana vi prego di non mettere altra carne al fuoco. Grazie. 🙂

  2. Alessandra Fassari
    28 novembre 2015
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    Gentile Fabrizio,
    grazie per la preziosa segnalazione, Lei ha ragione, temo, infatti, che sia saltato il “niente” nel testo.
    Provvediamo alla correzione e La invitiamo a leggerci ancora, per Sicilia&Donna le segnalazioni costruttive sono un vanto.
    Buona giornata.
    AF

  3. Daniela
    29 novembre 2015
    Rispondi

    Mi scusi, forse sono io a non capire, ma avevo interpretato le parole dell’articolo incriminato cosí: gli italiani preferiscono andare nelle grandi universitá americane ( si suppone Harvard, Yale, etc. ), invece che in quelle della Silicon Valley. Io lo interpreto cosí e credo che la cosa sia possibile; non capisco quindi in cosa consista l’errore

  4. Alessandra Fassari
    30 novembre 2015
    Rispondi

    Buonasera Daniela,
    la Polidori, che ha studiato il caso specifico, avrebbe desunto nell’uso di “piuttosto che” un valore disgiuntivo che non gli è proprio.
    La invito, se crede, a valutare il testo per intero.
    Grazie.
    AF

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