In una gremita Libreria Saltatempo a Ragusa è stata presentata la terza opera di narrativa (le prime due edite da “Mondadori” e quest’ultima “Edizioni Notte tempo”) dal titolo “Scusate la polvere” della autrice etnea, Elvira Seminara, a cura di Flora Monello e Giuseppe Traina. “Una bella e vivace dark comedy quella di Elvira Seminara, dove il pretesto narrativo è per la protagonista quarantenne, la morte del marito in un incidente stradale” afferma Flora Monello.
“Un’indagine alla ricerca di se stessa”, per Giuseppe Traina, “quella di Coscienza (chiamata anche Enza, Cosce, Scienza o Zen a seconda di chi la chiama), la protagonista di Scusate la polvere, che scrive tesi universitarie in nero. Un gioco paraletterario ed un libro contro la retorica ed i luoghi comuni di cui, questo periodo e la realtà nella quale viviamo, sono impregnati”.
È un romanzo che ride ed irride tutto, un concetto forte, quello della Seminara, la convinzione che il mondo si possa salvare grazie ad una risata così come grazie al sorriso, il dolore non provochi più così paura; contro la pubblicità ed a favore dell’ironia ed dell’autoironia. Ridere delle proprie buffaggini esistenziali, nel processo del “ridimensionamento dell’Io” che una Buddista protestante come l’autrice catanese è impegnata ad affrontare, con un linguaggio alto e basso, denso di neologismi.
Elvira Seminara, inoltre, si cimenta a parlare della Sicilia ambientandovi il proprio lavoro, definendola come “terra attraversata da un lato da elementi di McDonald e dall’altro contaminata da cineserie”.
Alla fine, le chiediamo: “Scusate la polvere”, quale “polvere”?
“Ne vola tanta, di polvere, nel romanzo, e dire che la protagonista è allergica. In primo luogo quella di Dorothy Parker, che sulle sue ceneri volle il delizioso epitaffio “Scusate la polvere”.
Il suo spirito aleggia ebbro e sinistro in tutta la storia; poi c’è la polvere in casa di Coscienza, tra sgombero, fantasmi e scatoloni. La polvere è anche il caos, ne parlano già la Bibbia e i Taoisti, mica se la sono inventati “Pronto mobili e la scopa Swiffer”. Jinshu nel suo poema scrive che “il corpo è l’albero del risveglio; lo spirito un vasto specchio. Dobbiamo costantemente ripulirlo per non lasciare che la polvere vi si depositi sopra”.
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