La storia della Stret art, l’impegno della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo di testimoniare e celebrare la cultura del proprio tempo ancora una volta approda in Sicilia, nella città di Catania che è stata già teatro di numerose importanti iniziative. La Fondazione ha voluto infatti donare alla città un’opera monumentale, per la riqualificazione del waterfront del porto, chiamando a realizzare più grande dipinto murale al mondo, uno dei più importanti artisti urbani contemporanei, il portoghese Alexandre Farto, in arte Vhils. Catania è stata in oltre scelta come prima tappa di una grande mostra inedita sulla storia e l’origine della street art, il movimento artistico che sta conquistando il mondo, e che girerà l’Europa nei prossimi mesi.
Street art, nuovi codici estetici
La street art: nuovi codici estetici, stilistici, semantici che sorgono dalla cultura urbana degli ultimi trent’anni per definire un nuovo panorama artistico urbano in cui l’arte assorbe la dimensionalità metropolitana per esprimersi alla sua misura. Quest’arte si impossessa delle città attraverso l’extradimensionalità delle sue rappresentazioni, e impone con successo i suoi linguaggi popolari, portando l’arte nella vita delle persone comuni, insofferente alle etichette e alle definizioni. La mostra, a cura di 999Contemporary, Stefano S. Antonelli & Francesca Mezzano, che si terrà presso il Palazzo Platamone a partire da oggi 17 Dicembre fino al 18 gennaio, raccoglie per la prima volta in un’unica narrazione storica e lineare dai mostri sacri del graffitismo che ha fatto vibrare la New York degli anni ’80 ai più importanti esponenti della street art di nuova generazione, mostrando la strada che ha portato la street art a diventare il primo movimento artistico globale e il più partecipato dell’intera storia dell’arte. Codici sorgenti è divisa infatti in tre sezioni che raccontano la nascita, sviluppo interattivo e consacrazione del fenomeno, radunando le opere di artisti iconici della contemporaneità: 108, A One, Agostino Iacurci, Alexis Diaz, Alexone, Bo 130, Boris Tellegen (a.k.a. Delta), Brad Downey, C215, Clemens Behr, Conor Harrington, Crash, Delta 2, Dondi White, Doze Green, El Seed, Ericailcane, Eron, Escif, Evol, Faile, Feitakis, Gaia, Herbert Baglione, Horfee, Inetresni Kazki, Invader, Jaz, Jeff Aerosol, Jenkins, Jonone, JR, Judith Supine, Kool Poor, L’Atlas, Lek&Sowat, Lucy Mclauchlan, Matt Small, Maya Hayuk, Mensanger, Miss Van, Momo, Moneyless, Peeta, Rammellzee, Retna, Roa, Seth, Philippe Baudelocque, Sharp, Shepard Fairey, Sten-Lex, Swoon, The London Police, Todd James, Toxic Vhils. Le opere, provenienti dalle più importanti collezioni private internazionali, costituiscono un’unicum nel panorama espositivo attuale che diviene insegnamento e monito. “In un mondo che s’uniforma ogni giorno di più – spiega il curatore Stefano S. Antonelli – non potremmo difendere la ricchezza della diversità se non innalzandola a livello di un valore, cioè costituendola come categoria di pensiero. Questi creatori contemporanei incarnano la coscienza e la speranza reattiva a questo processo involutivo, coloro che hanno compreso che il lavoro necessario è quello di mettere in cammino le proprie radici in contesti e formati eterogenei negando loro la possibilità di definire completamente la nostra identità. Un lavoro tutt’ora in corso che ha come principio fondante: scambiare piuttosto che imporre”. L’ibridazione dei linguaggi, la riprogrammazione degli immaginari e il riposizionamento dei valori sono questi i codici sorgenti che hanno posto le basi per la fondazione di un nuovo agire artistico globale che possa disinnescare l’arte monotona avviata dalla globalizzazione economica.
“Sono molto felice di portare finalmente in Sicilia, e con ben due iniziative distinte ma complementari fra loro, l’esperienza della street art, fenomeno che ho conosciuto nei miei anni giovanili, a Los Angeles e Miami, e di cui ho subito compreso la portata – afferma il Presidente della Fondazione Terzo Pilastro Emmanuele F. M. Emanuele – Ecco perchè sono particolarmente fiero di affiancare ad una grande mostra, unica nel suo genere, il dono dell’artista Vhils al porto di Catania: luogo di scambio, di contaminazione, di vita, di lavoro, di apertura verso nuove coste e nuove realtà”.
Alto come un palazzo di dieci piani, largo come un campo da calcio: queste sono le dimensioni ciclopiche del ritratto che sorge monolitico dall’acqua antistante il porto di Catania, dipinto sugli otto silos granari in cemento che dal 1960 definiscono, insieme all’Etna e alle cupole barocche, lo skyline della città etnea. Un uomo che guarda il mare. Ma chi è quella figura? Non è importante. È uno, nessuno e centomila. Rappresenta un grande sguardo sul mare e sulle civiltà che vi si affacciano. A realizzarlo Alexandre Farto in arte Vhils, artista portoghese nato e cresciuto a Lisbona, figlio di una città che posa il suo sguardo da secoli su un intero oceano.
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