Gli ipovedenti potranno vedere la maschera mortuaria di Vincenzo Bellini, realizzata in 3D in materiale termoplastico. La maschera, corredata da una descrizione tecnica in linguaggio Braille, è la copia di quella in cera risalente al 1835, creata a Parigi. La tecnica applicata dal Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Catania è stata quella del “Reverse Engineering”, o Ingegneria Inversa.
“É una tecnica che si usa generalmente per i reperti archeologici che non possono essere manipolati o toccati. C’è sotto un sistema di equazioni matematiche molto complesso. É stato un lavoro molto duro”, spiega il Professore Massimo Oliveri, ordinario di disegno tecnico industriale che aggiunge “La prima fase è stata quella del Rilievo. Sono state utilizzate tecniche non invasive, tramite uno scanner, ovvero un fascio laser, si è riusciti a ricalcare la forma dell’oggetto. L’acquisizione dell’immagine viene fatta realizzando un certo numero di scansioni, circa una quindicina per questa maschera. Grazie alle scansioni si ricostruisce una nuvola di punti”. E prosegue: “Successivamente si passa ad una poligonazione, cioè al collegamento di tutti i punti, per poi eliminare tutti gli errori di acquisizione. Il modello definitivo che si viene a creare è il punto di partenza per tutte le analisi riguardanti l’originale. Il modello virtuale è stato concretizzato tramite una stampante 3D”.
La maschera rimarrà esposta accanto a quella originale all’interno del Museo Belliniano in Piazza San Francesco D’Assisi 3 a Catania.
Esprime soddisfazione l’assessore comunale alla Cultura, Orazio Licandro, che sottolinea: “Le nuove tecnologie sono fondamentali per rilanciare il turismo a Catania e per consentire la fruizione dei nostri Beni culturali. Questa maschera, infatti, sarà uno strumento per attirare quei segmenti di visitatori spesso resta fuori dai normali circuiti, mi riferisco a quello culturale ma anche a quello dei non vedenti e degli ipovedenti. Importante la collaborazione con l’Università, come sta anche avvenendo con il Cnr, che produrrà senza dubbio altri importanti risultati nel prossimo futuro”.
La maschera di cera di Vincenzo Bellini
Modellata con tutta probabilità sul calco originario eseguito da Jean-Pierre Dantan (detto Dantan il giovane) nel 1835, la maschera di cera mostra il volto di Vincenzo Bellini nelle condizioni in cui si trovava nel giorno del decesso il 23 settembre 1835 nella villa di Puteaux.
La data della sua realizzazione è certamente posteriore al 1935 giacché non è elencata nei due cataloghi che Benedetto Condorelli, direttore del museo, redasse nel 1930 e nel 1935. Da alcune testimonianze indirette, il più accreditato autore della maschera potrebbe essere lo scultore catanese Salvo Giordano. La data presunta della sua realizzazione sarebbe proprio il 1935 (centenario della morte di musicista catanese), anno in cui il Giordano, si recò a Parigi. Tracce dell’acquisto della medesima non se ne trovano nell’archivio del Museo Belliniano: con molta probabilità fu lo stesso Giordano a donarla al Museo per le celebrazioni del centenario.
Jean-Pierre Dantan «procedette all’operazione del levar la forma del volto del compositore italiano: l’abile scultore perfettamente riuscì a ritrarre le sembianze di lui» («Journal de Paris», 25 settembre 1835).
Anche il Condorelli, in un articolo pubblicato su «Il Giornale di Sicilia» del 27 settembre 1929, precisa che si tratta del «lavoro eseguito al letto di morte di Bellini».
Una copia della maschera funebre di Vincenzo Bellini (calco in gesso) del Dantan è custodita nel Conservatorio di musica San Pietro a Majella” di Napoli.
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