Il palcoscenico è coperto, reso animato da luci, ombre, immagini, giochi cromatici: un velo sta tra palco e platea, lì scorrono le immagini. Il corpo di ballo (sul palco Giuliana Cocuzza, Simona Fichera, Giada Scuderi) si muove al di là di quel velo, “accarezzato” da quei giochi cromatici che rendono l’atmosfera suggestiva, intensa. Bolero, lo spettacolo portato in scena al Teatro Piscator dal corpo di ballo di MotoMimetico, con le coreografie di Emma Scialfa, è elegante, coinvolgente e ben supportato dagli straordinari arrangiamenti musicali, creati dal trio italo-greco Aptal formato da Giorgio Rizzo, Marco Corbino, Vassily Kakos. Rappresentato attraverso la danza contemporanea, Bolero è riproposto in chiave acustica. L’idea prende il via dalla celebre partitura di Maurice Ravel, brano universalmente noto dalla struttura ossessivamente ripetitiva nel ritmo e nella melodia, dalla timbrica costruita secondo sovrapposizioni crescenti. La riscrittura in versione acustica meno imponente dell’opera è suonata seguendo stili musicali differenti.
L“intenzione” di questa impresa è rintracciare una tensione dialettica tra riduzione all’essenziale e sviluppo delle radici espressive dell’opera: la ripetizione diventa ritmo, il ritmo diventa rito che si sviluppa su unica melodia e su unico tema.
E il pubblico del Piscator sembra gradire questo connubio di danza e musica, di immagini e sensazioni visive. Applaude a scena aperta, applaude a lungo a fine spettacolo.
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