Non c’era storia, sosteneva. Solito copione, stessa scena: una coppia che litiga, recrimina e poi si riappacifica. Gli ingranaggi che non vanno, qualcosa che stride, qualcos’altro che urla. Perché, forse, l’amore non basta. Le relazioni come grovigli, come nodi sentimentali difficili da sciogliere. Universi paralleli che in una notte rivoluzioneranno se stessi, rimanendo fedeli alle proprie dinamiche. Alle proprie logiche. Dove, forse, l’amore c’entra. E fa RIMA con Carmelo Alù e Federica Cavallaro. Sul palco del teatro Coppola, il 29 Giugno alle ore 21,00, lo spettacolo sull’età adulta in miniatura di Carmelo Alù prenderà le mosse, svelando le dinamiche di una coppia, “fidanzati come tanti altri, vittime di se stessi e del mondo che si sono creati”.
Ed è quel mondo che voglio scoprire intervistando Carmelo Alù. Curiosità personale: perché inscenare proprio uno spettacolo sulle dinamiche di coppia? (l’autore è giovanissimo, 22 anni, ndr) “Ho scritto questo testo nel 2010 e l’ho posato in un cassetto perché non ero ancora pronto a metterlo in scena. Era un testo destinato a rimanere un esercizio di drammaturgia perché in fondo ha una trama davvero esigua: sono due fidanzati che non fanno altro che trovare pretesti per litigare e pretesti per fare pace. Ma qualche mese fa l’ho ripreso a distanza di tempo e ho avuto paura per questi due ragazzi, ho avuto paura che questi due innamorati non avrebbero mai avuto la loro possibilità di capirsi. Ho capito che quelle non erano solo parole, che in una coppia ci sono minuscoli miracoli e minuscoli big bang ogni giorno. Ho tolto tutto il resto, in scena ci sarà solo una panchina gialla e poi tutto il resto completamente bianco, sono andato all’osso proprio come faranno loro. In una notte saranno messi crudamente in ostaggi da loro stessi, perché ne hanno bisogno, perché hanno qualcosa che li lega a quella notte che dopo tanto può mettere in chiaro se la loro è una strada o un percorso. È tutto molto visionario, lo spettatore sarà spesso disorientato perché saranno le sensazioni che arriveranno, non la logica.” Sensazioni versus raziocinio, quindi? “Arriveranno le sensazioni piuttosto che la logica. Sarà uno spettacolo visionario , non ci sarà alcuna connotazione spazio temporale, l’unico tratto peculiare sarà la plastica, materiale portante, resistente, utilizzato ma non pregiato. Ecco il perché delle barbie, perché sono adulti ma vengo usati dai bambini, adulti in miniatura quindi”. Oltre a scriverlo, lo reciterai. Credi di averlo “sporcato” con le tue sensazioni? E soprattutto, quanto c’è di personale in questa rappresentazione teatrale? “Il teatro è un grande custode: raccoglie tutto, anche quello che credevi di aver perso. Il mio personaggio è davvero un paranoico, uno di quelli che non sa più dove sbattere la testa, che non sa che fare della propria vita. Io non sono affatto così. Più che sporcarlo ho provato a colorarlo: mi sembra assurdo credere che un personaggio sia solo una cosa. Il paranoico, il timido, lo spaccone…no, ci sono milioni di sfumature in ogni personaggio ma questo perché ci sono milioni di sfumature in ognuno di noi, non siamo solo una cosa, sarebbe riduttivo e anche poco stimolante” Hai scritto “RIMA”, lo interpreti ma che ne è di lei? Ogni coppia ha le proprie dinamiche, i propri giocoforza. Quale ruolo le hai dato? “Con Lei ho perso più tempo, sia quando lo scrissi che in questo periodo in cui ha preso vita. È una donna e io sono un uomo, c’era il rischio di farle dire cose che una donna non direbbe mai, non potevo scrivere le sue battute di getto come feci con Lui. Lei è un traino, è quella che cambia le regole del gioco, quella che attacca per prima in questa battaglia ma è anche quella più insicura, forse. In questo Federica Cavallaro è bravissima, è riuscita a modellare un personaggio che poteva sembrare la solita ragazza tutta pepe, determinata e con la parlantina in uno autentico, che non è finto. Perché RIMA? C’è un significato nascosto? “Si, ce un significato nascosto che non posso rivelarti. Si scoprirà alla fine, questo posso dirtelo!”
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