Appare timida e semplice. Cecilia Peck porta sul palco del PalaCongressi per il Taormina Film Festival 2015 un argomento duro, scottante, delicatissimo. La fine della proiezione del suo film Brave Miss World è seguita da un lungo, lunghissimo applauso. Lei entra sul palco sorridente raccontando come nasce questo progetto cinematografico che racconta la violenza sulle donne, lo stupro e il percorso di recupero che compiono dopo averlo subito.
Il film racconta la storia di Linor Abargil, ragazza israeliana che viene incoronata Miss Mondo in un resort delle Seychelles. E’ il 26 novembre del 1998, ha diciotto anni. Un mese e mezzo prima, a Milano, era stata violentata da Uri Shlomo, un agente di viaggio israeliano che lavorava in Italia. La ragazza aveva partecipato a una sfilata, doveva tornare a casa, in Israele, e chiede all’uomo di prenotarle un volo. Lui si offre di accompagnarla in macchina a Roma, in aeroporto. Ma il tragitto non è quello previsto, lui la porta in una strada isolata e la violenta, tutta la notte.
Ma Linor va avanti, decide di partecipare al concorso per tentare di dimenticare. Oggi è un avvocato specializzato nella difesa delle donne che hanno subito violenze. Ci sono voluti cinque anni per portare a termine questo film che racconta dalla viva voce di chi ha subìto violenza qual è il percorso che segue a un fatto così drammatico. Linor Abargil oggi organizza incontri per sensibilizzare le donne a denunciare. Il film è manifesto della Fondazione Kering fondata nel 2009 e che finora ha aiutato 140 mila donne in partnership con Ong locali. In Italia agisce WeWorld che è stata presentata alla fine della proiezione assieme ai corsi di autodifesa della Federazione pugilistica italiana.
“Pensavamo – racconta Cecilia Peck – che l’iter di recupero per una donna fosse lineare, invece ci siamo accorte strada facendo che è fatto di alti e bassi, che le donne possono affrontare periodi di grande esaltazione a periodi di abbattimento in cui pensi che uscirne sia veramente difficile”. Una cosa su tutte viene più volte sottolineata:
“Questo film deve servire a far capire alle donne che non devono provare vergogna. Devono parlare, denunciare. Quello che mi ha colpito di Linor – racconta la figlia di Gregory Peck, oggi 57anni splendidamente portati – è la forza, il coraggio e la determinazione nel dire che lei non pensava di avere colpe. Lui, il suo stupratore, avrebbe dovuto vergognarsi, non lei”.
L’uomo è stato condannato a 16 anni di carcere (sentenza storica in Israele) e Linor, oggi mamma di due gemelli, aiuta le donne a non farsi sottomettere dal dolore.
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