“Poeta della tastiera” lo ha definito Michael Church su “International Piano”. E ci va bene così, non vogliamo e forse non possiamo trovare espressione migliore per descrivere Daniil Trifonov, se non che il seme del genio, almeno nell’esecuzione, c’è, si intravede e non deve perdere neppure una pioggia sacra di quella cultura europea che è la musica classica. Dalle definizioni non si direbbe, ma stiamo scrivendo di un giovanissimo talento del pianoforte, cioè del russo Trifonov di appena ventidue anni, nato a Nizhniy Novgorod, già a cinque anni accomodatosi alla tastiera, poi alunno della Moscow Gnesin School nella classe di Tatiana Zelikman e, dal 2009, perfezionatosi al Cleveland Institute of Music con Sergei Babayan.
Domenica sera questo ventenne, concentratissimo, appassionato, sacerdote devoto del pianoforte, è approdato al Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania, per un recital che ha stupito, commosso, coinvolto il pubblico etneo, con le musiche di Aleksandr Skrjabin, Franz Liszt e Frédéric Chopin. Praticamente perfetta è stata l’esecuzione di ciascun brano, che ha fatto ripercorrere agli ascoltatori alcune tappe salienti della musica di fine Ottocento in Europa. La Sonata n. 2 in sol diesis min.; la “Sonata-fantasia”, opera 19, di Skrjabin; la Sonata in si min., S. 178 di Liszt; e infine 24 Preludi, opera 28, di Chopin, sono stati il tessuto raffinatissimo su cui il giovane pianista russo ha ricamato una tela altrettanto elegante, interpretando con assoluta padronanza dello strumento tre linguaggi così diversi di tre grandi protagonisti del pianoforte.
Non è un caso che Daniil Trifonov, quando non è in giro per il mondo impegnato nell’attività concertistica già prestigiosa, riesca a conquistare premi come il “Chopin” di Varsavia (3° posto), il “Rubinstein” di Tel Aviv (1° posto) e il “Čajkovskij” di Mosca (1° posto e Grand Prix).
“Cosa riesca a fare con le sue mani, tecnicamente è incredibile. E pure il suo tocco ha tenerezza ed anche l’elemento demonico. Non ho mai sentito nulla di simile.” Così Martha Argerich ha scritto di Danil Trifonov il 9 luglio 2011 su “The Financial Times”. Crediamo che il suo concerto sia stato, pertanto, una preziosissima gemma incastonata nel ricco programma della stagione sinfonica 2012-2013 del Teatro “Bellini”, che sta riproponendo al pubblico pagine immortali del pentagramma internazionale, proprio come con Aleksandr Skrjabin, Franz Liszt e Frédéric Chopin. Un contributo fondamentale, riteniamo, per risvegliare quella cultura europea che tanto manca all’appello in altri campi.
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