Catania anni ’70. Una Catania “portata all’ironia” come sottolineano le parole di Giuseppe Fava che riecheggiano nel Chiostro di Ponente del Monastero dei Benedettini. Una Catania un po’ buttana, dove i sogni si infrangono nel muro del perbenismo.
La storia di Gerry Garozzo si snoda senza fronzoli davanti allo spettatore. La regia di Glam city, monologo teatrale tratto dall’omonimo libro dello scrittore catanese Domenico Trischitta, diretto dal regista etneo Nicola Alberto Orofino, nel cartellone di Porte Aperte Unict, è asciutta, essenziale, ben riuscita. Pochi gli elementi scenici, tutti fortemente simbolici: un telo nero come la cenere vulcanica, un paio di scarpe rosa, tacco 12. Parrucche, vestaglie.
Sul palco uno straordinario Silvio Laviano che regge con intensità interpretativa oltre un’ora e mezza di spettacolo. Un’intensità che il pubblico gli riconosce con ripetuti applausi a fine performance.
Gerry Garozzo è un ragazzo che sogna di entrare nel mondo dello spettacolo, di fare il trasformista. Catania è la Milano del Sud, via Etnea è il salotto buono della città, e da piazza Esposizione in poi, per tutto il corso Italia, eleganti negozi d’abbigliamento. In estate, alla Plaja, serate danzanti e concorsi di bellezza, ma anche interminabili tornei di tamburello. La squadra di calcio è ritornata in serie A, e la villa Bellini, ogni domenica, si riempie di famiglie con bambini che si fanno fotografare accanto alla vasca dei cigni. Vicino al cinema Lo Pò, più in là, si sentono le prime deflagrazioni sonore di Pippo Pernacchia.
In questa città, l’ancora ‘raggiante’ Catania, vive. A Londra incrocerà l’astro nascente del Glam Rock, Marc Bolan; tornando nella città etnea, assieme ad altri variopinti amici, tenterà una rivoluzione di costume, fatta di travestitismo e trasgressione. Ma Catania non è Londra e lui non è Bolan, e il suo progetto discografico fallirà assieme alla sua disperata voglia di affermazione personale. Gerry sarà costretto a fare i conti con il suo sogno miseramente infranto: da promessa della canzone a travestito dei viali milanesi.
Scrivi un Commento