“Hanno tutti ragione”: una miscela bohemien


Avevamo qualche dubbio che Tony Pagoda fosse l’alter ego di Jep Gambardella, l’intellettuale in crisi creativa del capolavoro di Sorrentino, “La grande bellezza”. Noi che del regista napoletano conosciamo e apprezziamo tutta la filmografia ne evinciamo  le sottili sfumature, compresa quella della messa in scena di “Hanno tutti ragione” di Iaia Forte, che ha chiuso la programmazione ai “Viagrande Studios”. La musa di Pappi Corsicato, poliedrica attrice, dice la sua nel personale allestimento del personaggio culto del romanzo di Sorrentino, il Tony Pagoda-Servillo de “L’uomo in più”, una miscela bohemien che ci riporta al Califano buono per tutte le stagioni, cocainomane e califfo, ma dalla sensibilità sopraffina. Ed è lì che la Forte punta decisamente, sulle interpretazioni canore del crooner maledetto, che tra una canzone e l’altra cerca di individuare tra il pubblico del Radio City Music Hall la sagoma di Frank Sinatra. Si confessa e analizza tutta una vita il Pagoda en travesti dell’attrice napoletana, che forse volutamente caricaturizza il suo personaggio. Che alla fine, nel monologo esistenziale, ricorda più l’insolente e sarcastico Jep Gambardella che non il cinico Pagoda.

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