Danza come sinonimo di vita, corde come legami, tulle forse a voler significare abbracci. Ogni cosa sul palco può essere interpretata, ogni gesto ha un suo significato, ogni oggetto vuol dirti qualcosa.
I versi poetici di Roberto Roversi, sussurrati dalla voce di Monica Felloni e introdotti da Piero Ristagno, concedono il via a un viaggio straordinario ed emozionante nel mondo di Danilo Ferrari, un giornalista trentenne affetto dalla nascita da tetraparesi spastico-distonica: non riesce a parlare e muovere le mani. Comunica con gli occhi e semplici, semplicissimi gesti della testa.
Al Piccolo Teatro di Catania è andato in scena “Il coraggio è una cosa”, prodotto da Neon, sotto la direzione artistica di Piero Ristagno e la regia di Monica Felloni, da decenni impegnati in quel che si definisce il “Teatro delle diversità”.
“Il coraggio è una cosa” è uno splendido verso del poeta bolognese, è un inno alla vita, un incoraggiamento a viverla al meglio. Danilo ne è protagonista e con lui sul palco Maria Stella Accolla, Giuseppe Calcagno, Marco Cinque, Luca D’Angelo, Patrizia Fichera, Stefania Licciardello, Manuela Partanni, Pietro Russo, Gaia Santuccio.
Non c’è limite di demarcazione tra pubblico e palcoscenico. La “festa” è di tutti e per tutti. La fotografa Jessica Hauf cattura sguardi, sorrisi, volti per riproporli poi sul grande schermo. Monica Felloni dà forma al coraggio, al tentativo, per nulla facile, di affrontare e superare le tante crisi del nostro stare al mondo, della nostra condizione di esseri umani.
Sul palco lo spettacolo è corale, unica grande danza della vita, a volte ironica, a volte gioiosa, a tratti agitata. E Danilo riesce a “danzare”, insieme agli altri, su un pavimento dove si diventa tutt’uno, o legato a Giuseppe Calcagno che lo accompagna divertito mostrando al pubblico il suo sorriso. Tutto a suon di musica.
Un’ineccepibile coreografia collega i dialoghi alle musiche, al suono spontaneo di un’armonica a bocca che accarezza la voce degli attori e coinvolge direttamente il pubblico, che diviene protagonista assoluto. E in un ideale e simbolico abbraccio finale, Danilo giace tra le braccia di colei che nella vita interpreta i gesti dei suoi occhi per diventare la sua voce. Sulle loro teste un tulle che accarezza loro i capelli e si spinge più su verso la platea, che regala a tutto il cast un lungo, lunghissimo applauso.
Ottima recensione, riesce a comunicare al lettore l’emozione vissuta dallo spettatore nel momento dell’ esibizione..Complimenti alla giornalista.