Isola Quassud e la leggerezza del sogno


gian paolo romania

Un leggero ma intenso cabaret condotto da Gian Paolo Romania, un continuo intrecciarsi di storie di racconti diretto da Emanuela Pistone, un susseguirsi di movimenti corporei armonici e disarmonici allo stesso tempo orchestrati da Mamela Nyamza, sotto un’unica costaste, un continuo rapporto di partecipazione tra attore e spettatore. Andato in scena lo scorso fine settimana al Teatro Machiavelli di Piazza Università I HAVE A DREAM è uno spettacolo dove le luci sono state puntate sulla realtà.

Reali infatti sono le storie che vengono raccontate, grazie alla costruzione di uno show che inizia con una bellissima poesia, dal titolo Dance, recitata, parlata, sussurata e alla fine quasi urlata dall’autore /attore, uno dei ragazzi della multietnica Liquid Company che con “Life is a Beautiful Project” il progetto dell’associazione ISOLA QUASSUD ha portato in scena questo spettacolo; all’interno del quale il messaggio è chiaro, l’ inno alla vita viene cantato da ogni storia e non è difficile cogliere quest’ imperativo così forte che viene dal cuore.

Cuore fatto di sofferenze, cuore spezzato e agonizzante come quello che ci si sente d’avere a un certo punto dello spettacolo quando sprofondiamo nei sensi di colpa per tutti i migranti morti nel Mar Mediterraneo e non resistiamo più di cinque minuti con gli occhioni di un bel ragazzo di colore puntati addosso che ci urlano in faccia “ Io non voglio morire” l’eco di silenzio della sala è assordante, l’immedesimazione dello spettatore nella realtà è inevitabile, quella richiesta ci riporta qua.

Per fortuna arriva un’altro racconto, la vita va avanti sopraggiunge l’ironia e la comicità nello spettacolo, si fa cenno alla storia, si racconta dell’Eritrea delle campagne Italiane in Albania, ma il messaggio e la ripetizione del pensiero è costante “ I have a dream”  continua a ripetere in sottofondo uno dei giovani attori.

Uno spettacolo che prende nell’intimo lo spettatore portandolo a riflettere sulla realtà e su un problema sociale come quello dell’immigrazione, dove le storie di forza, coraggio e passione eccedono, l’umanità che viene fuori dai racconti di chi il “Viaggio” l’ha compiuto e vi è sopravissuto è sconsiderevole, spesso celata e poco conosciuta.

Ma quale miglior forma d’arte allora, se non quella del teatro, per lasciare un segno attraverso il racconto di meravigliosi concetti come la Libertà, la Poesia, l’Amore e la Storia, così forti che sarebbero stati in grado di rivoltare il pessimismo più acuto del più distaccato spettatore?

 

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