La “rossa” del jazz accende Catania


La rossa signora del jazz italiano, Rita Marcotulli, accende la notte lavica e nera di Catania. Ce la ricordavamo bene, un paio di anni fa con il suo splendido concerto al Metropolitan, sempre per Catania Jazz dedicato a Francois Truffaut. Se allora aveva celebrato in musica i temi chiave del regista francese traducendoli in poetica jazzistica, l’altra sera per il cartellone di “Jazz e dintorni al Ma”, è riuscita ancora una volta a rinnovare le atmosfere calde e brillanti di un jazz club.

Con una session praticamente inedita – il sassofono di Andy Sheppard e la fisarmonica di Luciano Biondini – ha battezzato, dopo la prima assoluta a Reggio Calabria, il suo nuovo progetto musicale “Variazioni sul tema” in cui propone musiche tratte e ispirate dalle sue composizioni per il cinema e rielaborate da Javier Girotto e Luciano Biondini.

 

 

Un territorio, quella della musica per il cinema, sulla quale l’artista romana si muove da anni con straordinaria passione, sancita da prestigiosi riconoscimenti: dal David di Donatello per la colonna sonora del film “Basilicata Coast to Coast” dal Ciak d’oro e al Nastro d’Argento per “The woman The Woman Next Door” dedicato a Truffaut.

Una carriera travolgente quella della pianista romana. Già nell’87 un referendum indetto dalla rivista “Musica Jazz” la classifica come miglior nuovo talento musicale dell’anno. Suona con Billy Cobham, lascia anche l’Italia per la Svezia, dove assimila la passione per la ricerca e la sperimentazione. “La mia musica – ci ha detto – ha evidentemente subito l’influenza di numerosi grandi musicisti: Thelonious Monk, Elis Regina, Bill Evans, John Coltrane, per citarne solo alcuni”. Ma, oltre a quelle sonore, l’afflato di Rita Marcotulli prende forma anche dall’incontro con altre esperienze: letterarie, visive, e, naturalmente, cinematografiche.

Sul palco del Ma si sono susseguiti materiali e suoni disparati: dalle ballate ai momenti di pura improvvisazione. Un flusso interminato e avvolgente, mai monotono – e non a caso uno dei pezzi portanti della serata è stato “Rita change” – in mezzo a squarci improvvisi di pianoforte. E Rita Marcotulli non ha mai prevaricato i due compagni di viaggio: l’ispirato Luciano Biondini che ha lavorato con musicisti dell’area jazz, folk e world music e il potente Andy Sheppard, certamente più importanti sassofonisti tenori e soprano inglesi. Insomma questa grande giovane signora del jazz ha mostrato di meritare l’ambitissimo riconoscimento della rivista Musica Jazz, che incorona per la prima volta una donna. Grande musica dunque fino ad una ironica “Lullaby for Igor” (non Stravinskij ma il tuttofare del dottor Frankenstein) in cui Sheppard ha offerto il meglio delle sue qualità tra onomatopee, scherzi sonori, languidi riff e inflessioni quasi funky lungo un intensissimo finale sottolineato da una meritata ovazione.

 

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