La Rondine, quando la denuncia contro l’omofobia si trasforma in un inno all’amore


La Rondine
Foto Antonio Parrinello

Ci sono piéce teatrali e di impegno civile, che nascono con un intento ma finiscono per andare oltre, suscitando emozioni inaspettate e toccando corde insospettabili. È il caso di La rondine (La canzone di Marta), spettacolo andato in scena nel Coro di notte dei Benedettini (26-29 aprile e 3-6 maggio) come prima proposta di “Altrove”, la rassegna itinerante di nuova drammaturgia promossa dal Teatro Stabile di Catania e curata da Massimo Tamalio.

La rondine. Foto A. Parrinello

Il testo dello spagnolo Guillem Clua, una potente denuncia contro l’omofobia e l’intolleranza, è stato messo in scena, nella traduzione di Martina Vannucci e l’adattamento di Pino Tierno da Francesco Randazzo, che ha curato anche ideazione scenica e video. Protagonisti della produzione dell’Ente Teatro Stabile, una straordinaria, severa e rassicurante Lucia Sardo, nel ruolo di Marta, insegnante di canto e un toccante, convincente e spontaneo Luigi Tabita nel ruolo di Matteo.

Teatro di parola, di quello che stimola la riflessione, scavando nei meandri dell’anima per scuotere le emozioni più disparate. Teatro di parola, su cui il teatro Stabile torna a scommettere, accettando la sfida di mettere in scena testi contemporanei e innovativi, forse anche poco conosciuti ai più, ma che proiettano il più noto palcoscenico catanese in un’atmosfera internazionale.

Lucia Sardo e Luca Tabita protagonisti de la Rondine

Al centro della pièce – in cui il drammaturgo spagnolo, autore tra i più interessanti della scena internazionale, supera la “semplice” cronaca della follia attentatrice che, nel giugno del 2016, fece strage di 49 persone, uccise “solo” perché si trovavano nel locale, generalmente frequentato da avventori omosessuali – ci sono soprattutto il dolore, quello della perdita, dell’assenza, delle recriminazioni e il modo diverso in cui ognuno lo affronta.

I due personaggi si muovono in una scena essenziale, carica di ricordi, dove a farla da padrone sono la memoria e la musica. E tra reticenze, ricordi e rivelazioni, ma soprattutto grazie a una canzone speciale per entrambi si scoprono i dettagli di un legame sconosciuto.

Una verità che spinge Marta e Matteo a confrontarsi e scontrarsi con la memoria e il dolore.

Un testo struggente – la lettura di Luigi/Matteo di una lettera indirizzata a Marta, non può non fare versare qualche lacrima – in cui i colpi di scena s’incalzano. Un’ora e dieci di buon teatro, in cui si sorride e si piange, ma soprattutto si riflette sui sentimenti e sul bisogno di dichiararli, di sussurrarli e di urlarli. E ci si misura con le varie sfaccettature dell’amore, da quello non detto tra genitori e figli perché dato per scontato a quello per la persona amata che ti cambia la vita.

A legare tutto, le musiche originali del maestro Massimiliano Pace che elevano il dialogo al piano del ricordo, accarezzando l’anima. Otto repliche che hanno inchiodato il numeroso pubblico alle poltrone e che di sicuro sono state un’iniezione di energia per il teatro che ama e accetta le sfide, incoraggiando la produzione a riproporre lo spettacolo nella prossima stagione da Roma a Napoli, da Trieste a Brescia e Palermo e con molta probabilità di nuovo a Catania.

Articolo di Maria Enza Giannetto

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