La scena è minimalista: due sedioline, un castello su una scala, una porta, un baule. Tutto quello che serve per raccontare una storia, La scortecata di Emma Dante, in scena al Piccolo Teatro di Catania, nell’ambito della stagione del Teatro della Città, in replica fino a domenica.
Lo spettacolo è liberamente tratto da lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. Emma Dante ne ha curato testo e regia portando in scena una rappresentazione emozionante, intensa, ben pensata e magnificamente interpretata. Sul palco Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola. Due uomini sì, come nella tradizione del teatro settecentesco, nei panni di due donne, vecchie e brutte. Vivono in una casa angusta, sporca e puzzolente. E ci raccontano, in un’atmosfera che sa di fiaba, la drammaticità della vecchiaia, quando i sogni sono rimasti incastonati in un passato che non torna e il futuro va solo verso una direzione, che pare però non arrivare mai, atteso tanto quanto temuto.
Le due protagoniste la fiaba la vivono immaginandola, interpretandola, scimmiottando re, fate e principesse. Ma ci si stanca anche delle fiabe, ci si stanca di attendere, ci si stanca di esser vecchi tanto da desiderare di togliersi di dosso la pelle raggrinzita per far emergere quella nuova che sta sotto. Scorre in un’ora, questo spettacolo, sessanta minuti circa in cui tutto è ben calibrato, anche il tempo, sufficiente, a raccontare senza sbavature la storia della vita. Quella però in cui il lieto fine non c’è.
Scrivi un Commento