Luigi Lo Cascio: “Il mio Otello è denso di interrogativi”


“Può un uomo uccidere la donna che dice di amare? Può farlo solo per gelosia?”. Parte da qui Luigi Lo Cascio per dare vita a un Otello denso di interrogativi. Jago accende sì la miccia, ma Otello brucia. Jago trama, mente e inganna, ma è anche vittima della sua vittima. 

Lo spettacolo sarà a Catania sul palco del Teatro Verga di via Fava, per la stagione dello Stabile etneo, diretto da Giuseppe Dipasquale, dal 20 al 23 febbraio e dal 5 al 16 marzo per spostarsi poi dal 18 al 23 marzo al teatro Biondo di Palermo.

Quello che Lo Cascio dirige e interpreta insieme a Vincenzo Pirrotta, Valentina Cenni e Giovanni Calcagno, è un Otello che non ha alcuna ambientazione storica, temporale, né geografica. Una scelta che porta Nicola Console e Alice Mangano a creare scene e costumi semplici, senza tempo, con strutture che evidenziano la solitudine dei personaggi. Le musiche sono di Andrea Rocca, le luci di Pasquale Mari.
Il regista e attore scava dentro i personaggi, scarnifica l’opera, la elabora non per allontanarsene e farla sua, ma per “recuperarla”. “Questo è un testo legato a forti rischi di convenzionalità. Si parla di Otello associandolo al Moro di Venezia. Si parla di lui come dell’uomo bruto, geloso e violento – spiega – Io sono voluto andare oltre, porre domande, capire di più dell’animo di questo personaggio studiando quello che è già stato scritto”.

È un testo ridotto per soli quattro personaggi. “Mettere in scena l’intero testo, e per di più nella versione compiuta e statuaria dell’originale, appare impresa fuori misura – spiega il regista – Così, insieme per prudenza e devozione nei confronti del modello, ho cercato di cavarne un soggetto, fedele il più possibile agli spunti narrativi e ai rimandi alla fonte, ma intraprendente”. E aggiunge: “Si metteranno a fuoco soltanto alcune parti dell’opera, quelle che obbligano a confrontarsi con l’enigma di certe passioni umane”.

Si osservano da vicino i dubbi, le contraddizioni, le debolezze dei personaggi, la loro straziante lontananza, la loro effettiva solitudine, colta con sguardo retrospettivo.  Aldilà del tiro infame che Jago gioca ad Otello, è solo una serie di parvenze e malintesi il nostro universo di relazioni? Davvero anche l’amore è puro abbaglio? È forse connaturato alle passioni più travolgenti il fatto di racchiudere, nel loro cuore più intimo e sconosciuto, una luce sinistra, lama affilata che ustiona gli occhi e acceca la mente consegnandola prima al tumulto, poi al furore?

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