- Otto personaggi per un’unica attrice. Sul palco Carmela Buffa Calleo che porta in scena, in maniera magistrale, Mirandolina, tratto da “La Locandiera” di Carlo Goldoni e riadattato e diretto da Nicola Alberto Orofino. Lo spettacolo è andato in scena al Teatro del Canovaccio di Catania. L’introduzione è sui generis: l’attrice arriva sul palco raccontando come si è arrivati a questa scelta. Coinvolge il pubblico, esaspera i toni. “Faccio tutto io” ripete più volte. Gli attori del cast? Tutti persi per strada, ironizza. E, come da consiglio dell’analista, si va in scena inglobando in un’unica persona più ruoli, come in una sorta di seduta psicanalitica. L’idea di Orofino e Buffa Calleo è dunque di incentrare otto personaggi in uno, adattando un testo per una sola voce. I personaggi prendono vita grazie all’interpretazione dell’attrice che si interfaccia con robot rumorosi e bambole immobili, in una scenografia essenziale. La regia è attenta ed efficace.
La Mirandolina goldoniana è una femminista ante litteram, archetipo di donna forte, dominatrice e sicura, in due parole una rivoluzionaria che non intende sposarsi né innamorarsi. Gioca con gli uomini, li seduce con astuzia, li inganna con consapevolezza. Il fallimento della donna volitiva però è dietro l’angolo: il desiderio di libertà si trasforma in rinuncia ad essere liberi. Il testo goldoniano ci regala una Mirandolina pronta a rinnegare ogni anelito di indipendenza per diventare moglie.
Questa debàcle Goldoni la racconta con ironia, quasi giocando con il ruolo della sua protagonista. Era il 1753 e non poteva essere diversamente.
Carmela Buffa Calleo dona alla sua Mirandolina esuberanza e drammaticità al tempo stesso raccontando la negazione di un ideale, l’omologazione di una donna del Settecento ai canoni sociali che la volevano tutt’altro che libera di scegliere.
Scrivi un Commento