Non solo blues per Rita Botto


Rita BottoLa signora non canta solo il blues. Anzi. Rita Botto, in concerto al MA per Catania Jazz, si conferma una delle voce più singolari e accattivanti della world music. Nostalgica e raffinata, solare e mediterranea la cantante catanese è stata protagonista di una performance esaltante.

Potente e flessuosa, ironica e misteriosa come la Sicilia, la voce-strumento di Rita Botto si è fatta ora canto accorato, ora ritmo languido e innamorato, ora cristallino grido di gioia ora di rabbiosa denuncia, lungo un’ora e passa di “musica viaggiante” come lei stessa – timida e schiva quando non canta – ama definirla. Un misto insomma d’ironia (punteggiata dal dialogo continuo col pubblico) e della sensualità animale del dialetto, lingua “che canta”. Anche per questo Rita Botto ha frammezzato le sue canzoni di stralci parlati, mini reading poetici in mezzo al concerto, di scioglilingua, di antiche nenie d’amore e di tradimenti.

 

 

Agghindata di nero e di corallo, sul palco del MA, Rita Botto è apparsa quasi come una divinità mediterranea di ritmi contaminati, di radici siciliane in grado di trascinare e ammaliare una platea soprattutto di donne: e anche noi, in mezzo al fuoco incrociato delle sue agguerrite fan, non ci siamo sottratti al fascino di un concerto che è un omaggio alla tradizione musicale e culturale della nostra isola, seppur rivisitata e arrangiata in chiave jazz e non solo.

Attraverso “Curri cavaddu” con la verve di una “vanniata” d’altri tempi, Rita Botto ci ha così restituito il canto dei carrettieri per poi impennarsi, in “Cu ti lu dissi”, in uno scat trascinante così come negli scioglilingua, fino a pacarsi e farsi misuratissima e nostalgica “Ninna nanna”.

Affiancata da una quartetto di ottimo livello – Carlo Cattano (al sax); Ruggero Rotolo (alla batteria); Giuseppe Finocchiaro (al pianoforte) e Giovanni Arena (al basso) – Rita Botto ha riproposto molte delle canzoni tratte dai suoi lavori – da “Ethnea” a “Donna Rita” – accarezzando da un lato il ricordo immenso di Domenico Modugno con “U pisci spada”, dall’altro regalando in veste di sensualissima ballata “Stranizza d’amuri”, vero e proprio cuore pulsante della serata, straordinaria cover di Franco Battiato cui l’assolo di flauto di Carlo Cattano ha donato struggente profondità.

Insomma tra Battiato e Modugno, tra Rosa Balistreri, Buttitta e un inaspettato omaggio alla canzone napoletana, nel concerto di Rita c’è tutta l’isola a tre punte, c’è la sua lingua-canto, la sintesi felice di tradizione mediterranea e world music: un impasto gradevolissimo che regala nei ripetuti bis anche una “Ciuri ciuri” calda e arabeggiante. 

Articolo Precedente Pubblicità sessista. Creatività? O fine delle buone idee?
Articolo Successivo Manuel Frattini: "Per diventar bravi bisogna fare tanta gavetta"

Scrivi un Commento

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *