“Lennon Festival”: vince “La conta dei ladroni”


Ne “Le Mille e una notte”, Alì Babà ne aveva spiati ben 40 per carpirne il segreto ed aprire lui la caverna col bottino, qualcun altro invece non sa ancora quanti siano. “La conta dei ladroni”, appunto, è il brano vincitore della 14^ edizione del “Lennon Festival”.

Ritorna in auge, grazie alla perfomance di questo giovane, Paolo Russo di Piazza Armerina (En), la musica d’autore, quella colta, impegnata, di denuncia.

I tempi sono cambiati,  anche musicalmente parlando e così anche una simpaticissima e apparentemente “strampalata” armonia al piano può gioiosamente veicolare un brano piccante, sarcastico, amaramente ironico, che descrive senza troppi giri di parole certi protagonisti della storia politica dei nostri tempi.

Del genere ne è un caparbio frequentatore anche Paolo Antonio Company di Catania, due hit di precedenti edizioni, come “Piacere Salvatore” e “Call center”, l’avevamo già posto in risalto, ma quest’anno stupisce tutti presentandosi  con una canzone d’amore.

La meraviglia coglie il numeroso pubblico, che gremisce gli spalti dell’Anfiteatro del Parco Urbano di Belpasso (Ct), fin quando Roberta Lunghi, insostituibile padrona di casa del Festival, non ne pronuncia il titolo: “La persona più sbagliata al mondo”.

 

Qui salta fuori tutto il carattere sempre curioso, quasi indisponente, dell’autore. Convinto, come tanti del resto, che quando finisce un amore in fondo, ciò che si pensa nella maggior parte dei casi, è che ci sia capitata, come ama dire lui, appunto, la persona più sbagliata che avessimo mai potuto incontrare nell’universo.

Ovviamente è un’estremizzazione a cui Paolo Antonio ci ha abituati ma che in fondo non si discosta molto dalla realtà e ci lascia anche dispettosamente divertiti e poi chi non ha mai riso vendendo scivolare qualcuno su una buccia di banana. E’ preceduto con un minimo scarto, un’incollatura, da Alberto Guarrasi di Modica (Rg), un’altra faccia della stessa medaglia, più romantica ma di grande effetto che lo pone tra i più raffinati autori presenti al “Lennon” con “Mentre nevica”.

Succede di tutto al “Lennon Festival” anche che un capolavoro artistico di Giampiero Mazzone, in dialetto siciliano, come “Dormi e vola”, venga portato in scena da Naila, artista di Napoli, e che sia anche linguisticamente, oltre che artisticamente, ben interpretato dalla bella cantante partenopea. Una “sviolinata”, ma solo per esser cattivi, che le procura il primo premio della categoria “cover”.

Ci sono anche i giovanissimi, bambini o appena adolescenti, quelli che vedi piccoli piccoli dietro le quinte, in giro tra le sedie, giustamente insieme ai genitori in trepidante attesa, più i genitori in verità. Poi, ad un tratto, salgono su quel palco, mollano la mamma, il papà, impugnano il microfono e diventano grandi, enormi, immensi.  Loro sono lì, capaci d’emozionarti, di darti qualcosa. Capisci allora, più che in altri momenti, quanto sia bella la musica, quanto diventi palpabile il suo mistero. Sei lì che guardi una persona che non potrà mai condividere nulla con te, per un fatto puramente anagrafico, ma che conosce e possiede già la “formula” che è capace di sovvertire questa certezza, alla fine vincono loro e la condivisione è obbligatoria.

Ludovica Caniglia, di Ramacca (Ct), è stata la più brava e s’è aggiudicato il primo posto con un bellissimo brano di Karima, “Come in ogni ora”, eseguito in maniera impeccabile.

La musica è ciò che muove questa straordinaria “macchina” che è il “Lennon Festival”, l’Associazione omonima, capitanata dagli instancabili Francesca Sapio e Carmelo Paladino, coadiuvati dall’inesauribile Roberta Lunghi, ogni hanno riesce a raggiungere sempre l’obiettivo principale del progetto: promuovere talenti di tutto il territorio nazionale facendoli esibire su questo prestigioso palco e dandogli più d’una opportunità.

L’importanza della partecipazione viene da sempre nobilitata dalla presenza di numerosi ospiti che ogni anno calcano il palcoscenico. La varietà e qualità degli intervenuti alle edizioni del festival la dice lunga sull’importanza per i giovani partecipanti di trovarsi sullo stesso palco ora di Nicolò Fabi,  Fabio Concato, Ron,  Michele Zarrillo, gli Stadio.

Anche quest’anno c’è stata la possibilità di condividere le scene, dapprima con realtà locali di prestigio quali “The Acappella Swingers” , prodigioso quartetto vocale , nella prima serata, eStrummula” con la sua etno-follia nella seconda ma soprattutto, nella serata finale, incontrando “l’ospite a sorpresa”, tenuto segreto fino all’ultimo momento, Mario Venuti che ha deliziato il pubblico con “Quello che ci manca”, Fammi il piacere” e “Veramente”., premiato dall’associazione Lennon Club per “L’ultimo romantico” il suo nuovo cd, scritto insieme al grande Kaballa, per l’occasione presente in giuria.

Dulcis in fundo , l’ospite d’onore per eccellenza rappresentato anche quest’anno da un gruppo. Simona Bencini, Rossano Gentili e Stefano De Donato in arte “Dirotta su Cuba”. I musicisti hanno presentato con l’occasione il brano che ne segna, a distanza di 10 anni, la ripartenza. “Ragione o sentimento”, questo il titolo del singolo che a breve vedrà l’uscita di un intero lavoro discografico. Tanti gli altri brani storici e conosciutissimi che la bella Simona ha cantato davanti un pubblico allegro e disponibile.

Il “Lennon Festival”, in fondo, non è una gara, è piuttosto un happening, un punto di incontro tra diverse culture musicali, diverse esperienze, diversi modi di confrontarsi con la propria arte.

L’impressione che si ha guardando questi ragazzi è che a loro della gara alla fine non importi granchè. E’ la grande impalcatura, il grande meccanismo che mette in moto il Festival il vero interesse di questi musicisti, di questi ragazzi che “crescono” man mano che li si ascolta sul palco, dalle prime serate preparatorie a quelle finali. Un continuo divenire di miglioramento, sicurezza, qualità.

Anche per i più “navigati” il “Lennon” è una grande e frequentata vetrina da occupare, anche per lo spazio di una canzone. Alla fine, tra tutto ciò che genera l’attento Ufficio stampa, la pubblicità all’evento e l’esibizione, questo spazio che sembra minimo diventa un’occasione da non perdere, qualunque sia il risultato finale.

E poi come non rallegrarsi di questo ritorno di autori che finalmente riscoprono la voglia di esprimersi in lingua italiana, anche su brani prettamente rock e anche più estremi, musicalmente parlando.

Che non si possa ripartire da qui per affermarne un altro tra i grandi artisti italiani e siciliani in particolare?

Con ciò non dimentichiamo anche l’incredibile fucina rappresentata dagli interpreti, gente che si “permette”, forse appena arrivati alla maggiore età, parlo degli “Armonyosa” nel caso specifico, di rielaborare un brano come “Made in France”di Bireli Lagrene, con la stessa disinvoltura che serve ad aprire una birra.  Questa è solo una piccola parte di quello che alla fine il “Lennon Festival” rappresenta, solo un esempio della sua valenza, per il nostro territorio, per i musicisti che avranno la ventura di parteciparvi, per chi avrà la fortuna di poter assistere un giorno ad una delle sue serate.

Ecco perché ciò, pensavo, sarebbe piaciuto anche a John, per aver reso apparentemente semplice una cosa complessa e organizzativamente impegnativa, per questa nuova “famiglia” che ogni anno si crea attorno all’evento, per la libertà d’espressione che ognuno può rappresentare e, non per ultimo, per la sublimazione dell’arte che viene spesso fuori da questi inediti compositori.

La musica e il nostro territorio hanno bisogno di spazi e manifestazioni di questo genere, lo chiedono i numerosissimi e talentuosi artisti che le affollano, lo chiede la gente, un intero indotto che si muove professionalmente intorno alla musica, lo chiede il bisogno stesso di sviluppo e di lavoro che ha questa terra.

Una chitarra non ha mai fatto male a nessuno, la noia  e l’incertezza del futuro si.

 

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