Agarthi è il secondo album del duo Sem&Stènn, coppia di artisti provenienti dai due lati estremi dell’Italia: uno è siciliano, di Rosolini, l’altro di Brescia. Si sono conosciuti nel 2007 grazie ad un forum di musica online. La loro amicizia si è consolidata negli anni diventata poi sodalizio artistico. Il primo singolo è uscito nel 2016, ne seguono altri due insieme a un EP.
Sem&Stènn, come inizia la vostra storia artistica?
“Tutto ha avuto inizio nel nostro bilocale a Milano, con una semplicissima cassa Bluetooth e un tavolo in cui, oltre comporre musica, mangiavamo e cucinavamo. Un inizio molto semplice e modesto, ma che ha dato grandi risultati”.
Nell’estate del 2017 avete partecipato a X Factor. In quella occasione avete espresso energia, mostrato look stravaganti, avete sorpreso, incuriosito ma anche divertito il pubblico, conquistando il grande giudice Manuel Agnelli.
“Sì per noi è stata un’esperienza molto importante che ci ha formato molto. Dopo quell’esperienza, nel 2018 abbiamo pubblicato il singolo The Fair, a cui segue Baby Run in collaborazione con Manuel Agnelli, che ci ha scelti come opening performers al Mediolanum Forum di Assago per celebrare i 30 anni degli Afterhours. Da lì in poi tante attività: diversi singoli come Bravo, You, Your Friend, Another Guy K.O. feat. YAMATT, OK Vabbè, Ho pianto in discoteca, 18 anni (quest’ ultimo pubblicato durante il lockdown, ndr).
Tanta musica e, ovviamente, anche tour oltre Italia.
“Sì, abbiamo preso parte a diversi tour all’estero. Una delle esperienze più memorabili è stato il nostro live ad Amburgo, in Germania, per L’Hamburg Pride Parade. La gente si lasciava coinvolgere, ballava e si divertiva”.
Parliamo di questo secondo album: Agarthi. Un album che I-D Vice ha definito come “la resistenza queer della musica italiana
“Le tematiche trattate in questo album, nascono da un percorso di crescita personale. Tematiche legate a problemi della nostra generazione come la voglia di divertirsi, di essere felici senza sentirsi in colpa. Abbiamo immaginato un nuovo mondo ideale, dove sentirsi finalmente a casa. Le sonorità che hanno ispirato questo progetto sono quelle elettroniche est-europee, il synth pop della scena inglese e svedese insieme ai canti corali sacri”.
Qual è la vostra più grande aspirazione?
“Farci conoscere più possibile e affermarci come artisti queer portando per primi idee e linguaggi ancora del tutto sconosciuti ed insoliti in Italia. Non vediamo l’ora di rincominciare con i live”.
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