A distanza di trent’anni, l’eleganza intramontabile di Sofia Loren torna ad incantare Taormina: appena discesa dalla lussuosa Lancia Flavia (di cui è testimonial) il tempo si è fermato per un giorno e per le strade di Taormina si è respirato il profumo del fascino di una bellezza antica. Madrina dell’ultima giornata del Festival del Cinema, la Loren ha incontrato la stampa e i giovani del campus di TaoArte accompagnata dal regista Carlo Verdone che ha celebrato i suoi brillanti quarant’anni di carriera raccontandoli al pubblico con la simpatia e la semplicità di un grande artista. Sofia Loren scioglie il ghiaccio in sala stampa: “Essere a Taormina mi emoziona moltissimo perché la prima volta che venni in questo splendido angolo di paradiso fu all’inizio della mia carriera e mi sento un po’ a disagio perché trovarmi qui rievoca in me immagini di un’epoca passata. Sono una persona estremante fragile e mi emoziona sempre moltissimo ripercorrere questi luoghi. Sarà un colpo al cuore rivedere quell’arena magica”. Sofia si rivolge al pubblico con una confidenza familiare disarmante e commenta il premio ‘Taormina Arte Award’ (che l’organizzazione del Festival le ha assegnato) con umiltà fuori dal comune: “Il premio che riceverò è molto prestigioso e non so nemmeno se me lo merito.
Quando ritornerò a casa con i miei nipotini troveremo un luogo abbastanza onorevole per sistemare questo premio che mi sta tanto a cuore”. Il pubblico, ammutolito, pende dalle labbra della Loren mentre la Diva racconta lo spirito con cui ha affrontato la sua carriera: “La mia carriera è stata tutta una sorpresa. Ricordo che quando ero a scuola a Pozzuoli mia madre mi disse che mi avrebbe portato a Roma per intraprendere la strada del cinema ma io credevo di non farcela. Quando ho girato il primo film è stata una scoperta perché ho sentito che il cinema per me è un’emozione, un’arte che mi ha toccato profondamente l’anima. Ho incontrato le persone giuste che mi hanno ben indirizzata, la fortuna mi ha sorriso e io sono stata sempre una persona molto disciplinata: ho sempre pensato molto prima di agire e quando incontro una persona riesco a dipingerne un quadro esatto: questo mi ha molto aiutata”. La dolce vita rivive a Taormina nelle parole della Loren che durante l’incontro ricorda il grande cinema di cui è stata protagonista e incita i giovani a non demordere nella ricerca della propria realizzazione: “Ognuno deve cercare di trovare la propria strada: certe volte è difficilissimo, certe volte ci si perde e certe volte non si sa quale sia. È un eterno dubbio, ma si ha il dovere di cambiare in meglio la propria vita anche se ciò comporta un salto nel vuoto dell’ignoto. Questo è il grande insegnamento che mi ha lasciato mia madre, senza la quale non avrei fatto la carriera per cui oggi mi onorate con questo premio”. Carlo Verdone commenta la situazione di stasi del cinema italiano: “Secondo me – ragiona – il problema del cinema ha una base di natura economica: senza possibilità di crescita regnerà l’abisso. Bisogna creare opportunità e superare politicamente questo momento per ricostruire una dimensione culturale che possa ridisegnare un senso etico della vita. Bisogna incentivare le nuove generazioni perché il cinema e la commedia hanno bisogno di un ricambio generazionale: noi registi dovremmo stare su You Tube o sulle televisioni locali per selezionare e mettere alla prova giovani talenti”. Carlo Verdone riesce ad assorbire l’attenzione del pubblico con grande maestria e dimostra la capacità di raccontare goliardicamente tematiche oscure: “ Penso di essere una persona profondamente malinconica. Melancolia obscura è un termine obsoleto che ben descrive la mia natura: avete mai visto un mio film che non lasci un tantino l’amaro in bocca? Non so se sia un valore aggiunto ma secondo me è un aspetto che si sposa bene con la commedia che diventa più umana”. Il regista, rispondendo a chi lo paragona all’erede artistico di Alberto Sordi, precisa: “Sordi è stato l’artista più rivoluzionario del cinema italiano. Il suo modo di recitare era futurista, non era da manuale dell’accademia dell’arte drammatica. Sordi non ha eredi, era una maschera. L’ho ammirato, l’ho molto studiato nei suoi personaggi in bianco in nero ma io ho raccontato la mia epoca e lui la sua. E’ una persona che mi ha voluto bene e io lo ricordo con tanto affetto e stima. Nel creare i miei personaggi cerco di avere sempre un approccio distaccato rispetto alla realtà, pur amandola profondamente: è l’unico modo per poter catturare il Dna di un personaggio”. Tiziana Rocca, mente pensate del festival, ringraziando la città di Taormina e tira le somme della 58^ edizione del Festival: “In soli quaranta giorni – osserva – abbiamo organizzato questo festival sostenuti solo dall’affetto e dalla passione per il cinema che ci lega a questa città. Ho il piacere di darvi appuntamento alla prossima edizione del festival che mi auguro potrà far crescere sempre di più il prestigio di una grande manifestazione dedicata alla magia del cinema”.
Scrivi un Commento