“TERRA DI ROSA-U cantu ca vi cuntu” lo spettacolo teatrale di e con Tiziana Francesca Vaccaro con le musiche di Andrea Balsamo, andato in scena a Castello Ursino come quarto appuntamento della rassegna teatrale “ Oggi vi Vugghiu cuntari”, promossa dall’associazione Gammazita nell’ Estate 2016 della città di Catania, porta alla luce la storia travagliata e l’ascesa al successo di una delle cantautrici più emblematiche della nostra terra, Rosa Balistreri.
Una grande protagonista della canzone popolare, una donna povera e orgogliosa che “impara a prendere una chitarra in mano e grida a tutti in faccia quello che pensa” così la racconta la regista, una donna che canta nei campi tra un raccolto e l’altro mentre suo padre le diceva “Rosa smettila cu stu cantu, cantunu sulu i buttani”, una paladina sola che urla alla sorda società il proprio dolore intriso di violenze quotidiane, inno alla ribellione e alla liberazione.
Un impresa difficile quella che l’attrice ha provato a fare, il paragone quando ci si cimenta nell’interpretazione di un personaggio di tale importanza e sì ineguagliabile bravura è automatico;
la mente e le orecchie dello spettatore hanno bisogno di concentrarsi e distaccarsi dall’originale ricordo dell’interpretazione della cantautrice folk siciliana degli anni 70 per apprezzare la temeraria impresa della giovane attrice catanese che di Rosa Balistreri racconta bene la vita, riuscendo a far emergere il travaglio e le passioni che ne contraddistinsero l’esistenza e l’arrivo al successo.
Ma nell’interpretazione teatrale Tiziana Francesca Vaccaro, per quanto brava a tener in mano da sola l’intera platea senza far calar l’attenzione, pecca un po’ contaminando il personaggio d’una leggera ilarità, che di rado si addice a Rosa Balistreri, la cui melodia discende per lo più dalle contaminazioni greche dell’antica Smirne e dai ritmi rebetici.
Un ben riuscito studio psicologico sul carattere della Balistreri quello della regista che trasmette bene attraverso il testo, la scelta delle luci e dei costumi il tema della condizione sottomessa e scomoda della donna emblema della Sicilia di qualche anno fa, tempo dell’ambientazione in cui viene riportato lo spettatore, dove emergono iniquità ed oppressioni del patriarcato che divideva le donne tra sante e buttane, facendole esistere solo tra le mura domestiche.
Uno spettacolo in continuo “Cantu e cuntu” spiega l’attrice “Cantare per non dimenticare il racconto, cantare per ricordare, per ricordare Rosa Balistreri il coraggio, l’orgoglio e la forza di chi ha osannato odiato e amato la Sicilia.”
È la forza e l’attaccamento alla vita, quello che Tiziana Vaccaro vuol far venir fuori a proposito della cantautrice, un inno all’esistenza che va vissuta alla luce del sole grazie all’amore sconfinato, come quello di Rosa verso la propria terra; uno spettacolo che della filosofia della Balistreri ne porta ad emblema un chiaro messaggio, si nasce come vermi dalla terra, ma da questi va presa ad esempio solo la peculiarità biologica di spezzarsi e ricostruirsi infinite volte giacchè per ribellarsi e affrontare il mondo si deve stare a testa alta alla luce del sole.
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