La compagnia teatrale “theA’term” presenterà un monologo intitolato “Patrizio. Come quei divi di Hollywood che sono eterni”. Spettacolo ideato e interpretato da Gianni Spezzano, con la regia di Marcello Cotugno.
La pièce avrà luogo presso il “Brass Jazz Club-La cartiera Catania”, Domenica 19 Gennaio 2014 alle ore 20.00 e Lunedì 20 Gennaio 2014 alle ore 21.00, per una durata complessiva di 60 minuti.
Per questa storia mi sono semplicemente rifatto ai miei ricordi, traendo spunto dalla mia infanzia, dal mio paese e dai suoi figli di, cercando di capire quanto di volontà propria c’è nello scegliere il proprio destino. Così Patrizio, rampollo emergente del clan dei Corbese, ci racconta della sua infanzia, delle sue paure, delle mazzate subite dai prepotenti e di quell’episodio improvviso che cambiò per sempre la sua vita. Un racconto inconsapevole, non analitico, una confessione che sembra condurlo ad una redenzione che invece non arriverà mai. In una lunga preparazione rituale, per recarsi al funerale dell’amico Antonio Corbese, Patrizio ripercorre tutte le tappe di una trasformazione caratteriale e sociale, per metà passiva e per metà attiva, attraverso un racconto crudo e minimalista. Raccontando di un mondo altro, quasi parallelo, ci mette di fronte alle differenze tra la vita di quartiere e quella della tv, del cinema, della cronaca presentandoci un vero esempio di cultura alternativa, ben radicata e tramandata di generazione in generazione.
L’epica malavitosa di film come Scarface o di C’era una volta in America, d’altra parte, ha nutrito il nostro immaginario: l’eroe gangster, bello, perduto e affascinante riusciva a sedurci molto più che il poliziotto, inadeguato, nella sua ragionevole ansia di giustizia, di fronte alla bruciante passione criminale e al potere mitopoietico del male.
Rispetto a questi presupposti, Patrizio rivela una natura contraddittoria: se infatti da un lato l’operato di criminale del protagonista ha in sé la forza esaltante dell’invincibile supereroe à la Bruce Lee (uno degli dei del personale pantheon di Patrizio, appunto), dall’altro, Patrizio cela sottopelle una fragilità, un’inadeguatezza che la strada ha trasfigurato in violenza e voglia di potere, costringendolo ad una professione non voluta. Non a caso, sono i continui richiami a esuberanti pellicole di genere viste e mandate a memoria a fare da contrappunto all’autonarrazione di Patrizio: un delinquente suo malgrado, che, non avendo avuto altri modelli, cerca almeno di aderire con più compiutezza ai propri miti criminali.
La forma monologante restituisce alla storia un’accezione surreale e anti-naturalistica, dandole i toni di un’epopea suburbana, malinconica e guascona, ma senza retorica.
Luoghi deputati scandiscono le scene, costruendo, nella povertà degli elementi, una metafora che prova a raccontare le possibilità negate di chi, come Patrizio, la sua altra chance non l’ha mai avuta.
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