Debutta a Messina domenica 23 novembre “Ratpus”, secondo appuntamento della rassegna “Atto Unico” 2014-2015 di QAProduzioni. Lo spettacolo andrà in scena alla Chiesa di Santa Maria Alemanna, in doppia replica (alle ore 18 e alle ore 21).
Tratto da un racconto della raccolta “Viaggio all’alba del millennio” (Perdisa Pop, 2011, vincitore del Premio Internazionale Sebastiano Addamo) del catanese Massimo Maugeri, scrittore e blogger letterario tra i più autorevoli d’Italia, “Ratpus” va in scena con la riduzione, l’adattamento e la regia di Manuel Giliberti (autore della monografia teatrale “Bravo lo stesso” per i tipi di Lombardi Editori dedicata al teatro di Piera degli Esposti, consulente artistico dell’Istituto Nazionale Dramma Antico di Siracusa, regista, tra l’altro dello spettacolo dell’Accademia Giusto Monaco dell’Inda, in scena al Teatro Greco di Siracusa nel maggio del 2014 “Verso Argo”). A interpretare la protagonista, Cetti Curfino, sarà Carmelinda Gentile, già, tra l’altro, Ismene al fianco di Giorgio Albertazzi nell’”Edipo a Colono” in scena nel 2009 al Teatro Greco di Siracusa, ma conosciutissima dal grande pubblico anche grazie al ruolo di Beba del “Commissario Montalbano” televisivo. Al suo fianco, a eseguire dal vivo le musiche originali che ha composto per lo spettacolo, Antonio Di Pofi, autore delle musiche per l’”Agamennone” di De Fusco in scena la stagione del 2014 al Teatro Greco di Siracusa. Completa il cast tecnico Lidia Agricola, che firma scene e costumi.
Con “Ratpus” sul palco si rappresenteranno davanti ai nostri occhi – spiega Auretta Sterrantino, direttrice artistica della rassegna ‘Atto Unico’ – le conseguenze della disperazione, con il portato inevitabile di gesti incommentabili ed esistenze spezzate tipico di questi tempi bui”.
“Moderna tragedia dell’ignoranza, della povertà, del pregiudizio e della violenza – dice Manuel Giliberti -, ‘Ratpus’ si muove su un tracciato obbligato, in modo molto simile alla tragedia greca. Ognuno compie nella storia quei gesti e ha quei comportamenti che inevitabilmente condurranno all’epilogo. E’ però una tragedia grottesca perché, appunto, caratterizzata dall’ignoranza e dall’incultura. Il suo svolgersi fa sorridere, amaramente e, in alcuni momenti, conduce perfino al riso, ma sempre con il retrogusto dell’amarezza. In tempi di femminicidio, questa è una storia in cui non si uccide alcuna donna, non in senso materiale almeno, ma ugualmente un essere umano di sesso femminile viene distrutto, cancellato, annullato. Ho trovato estremamente interessante questo sguardo su un mondo femminile che non sa come difendersi dal suo stesso essere tale e che ne resta, non volente, vittima incolpevole”.
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