Franco, il cascamorto. Il nuovo spettacolo di Neon Teatro


Neon Teatro

Dove ci siamo persi? Dove abbiamo perduto la capacità di amare? Franco non lo sa. Perché nella sua realtà si ama a prescindere. Franco è un inguaribile cascamorto. Ama la rossa, la bruna, così come la bionda, e la alta, e la bassa, e la immobile, e la saettante, e qualunque forma e colore assuma la vita.

Franco è l’ennesimo gioiello di Neon Teatro. L’ultimo parto di una lunga serie di figli felici.

L’opera andata in scena sul palco del Centro Zo di Catania è il prodotto di Corpi Insoliti, il laboratorio teatrale che la compagnia del direttore artistico Piero Ristagno e della regista Monica Felloni ogni anno anima coi suoi attori.

Quelli che nello scenario onirico immaginato insieme con la coreografa Manuela Partanni hanno disarcionato i pregiudizi, invocato la normalità dell’azione del vivere, imposto il potere dell’ironia che ostracizza commiserazione e pietismo.

Franco vuol dire schiettezza. Alcuni dei suoi numerosi sinonimi sono aperto, sincero, onesto, genuino, spontaneo. Anche coraggioso.

Il coraggio di sbarazzarsi di chi non vuole comprendere, via come se fosse un cappello, così come quei cappelli che vengono improvvisamente lanciati in aria dal protagonista fra la folla empatica che gli danza attorno, che scivola corpo su corpo, fra carrozzine a rotelle, sguardi che ti osservano a modo loro, voci che si esprimono come possono, braccia che disegnano linguaggi universali, simili a rami di alberi, carichi di foglie che annunciano.

Il senso del tutto che ha tutto per chi condivide, per chi corteggia e si fa corteggiare, per chi è così com’è, grato di esserlo.

Quello seminato dalla Felloni è il chicco che racchiude un intero campo già soltanto per sua natura, anche se fosse su una sedia: è campo, immenso e rigoglioso già soltanto per quel che è.

Perché, dice il testo di Stefania Licciardello, “Nessuna ideologia, nessuna scienza toglierà il corpo al corpo, le mani alle mani. Veniamo a patti. Cerchiamo di farci del bene”.

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