Gli Afterhours a Catania per presentare il nuovo album


Afterhours

Mercoledì 22 Giugno, alle 18:00, presso la Feltrinelli di via Etnea, gli Afterhours presentano il loro nuovo album folfiri o folfox (Universal Music) proponendone dal vivo alcuni brani.

Si chiama folfri o folfox, come i due trattamenti chemioterapici ai quali mio padre si stava sottoponendo, ma suona come una filastrocca scema o come un titolo della Cramps Records. È la storia di un bambino che non crede in Dio e, in un sogno, si fa promettere da suo padre che loro due non sarebbero mai morti. Non ho mai avuto bisogno così tanto di scrivere e comporre un disco. Le fidanzate che ti mollano al confronto sono una gioia. Non ho mai sentito una complicità così profonda nel farlo con i miei compagni d’avventura e un senso così grande e preciso come musicista e narratore. In fondo è questo che resta ad un gruppo di rock’n’roll. Non certo la rivoluzione, ma raccontare le cose che pochi raccontano, usando un linguaggio che gli altri non hanno il coraggio di usare. Questa è la nostra celebrazione della vita, del passaggio di energia, di quello che siamo nel bene e nel male. È un porto, un punto di arrivo da dove ricomincia tutto. Fino a che non mi arrenderò di nuovo, la sincerità la farà da padrone nella mia vita e credo anche in quella degli altri del gruppo. Quello che valeva non vale più. I compromessi più o meno necessari, più o meno grotteschi, quelli che fai per sentirti adulto o per farti accettare dagli altri, si sono sgretolati. “Ero molto più vecchio allora, sono più giovane di così adesso” come dice Dylan. Voglio fare tutto quello che posso per sparigliare le carte e cambiare l’idea di me. Soprattutto quella che ho io di me stesso. Basta gabbie, basta regole. Non solo quelle apparenti, quelle del quotidiano, quelle del mio ambiente musicale. Davanti alla grandezza degli eventi queste fanno davvero ridere. Ho fatto una scelta di libertà quando ho deciso da che parte volevo stare e mi sono ritrovato in mezzo ad una meschinità e ad un fascismo che non immaginavo. Se c’è qualcosa che mi è morto dentro, definitivamente, sono queste sciocchezze. Quelle che mi fanno davvero paura, quelle di cui voglio curarmi d’ora in poi, sono gabbie ben più pericolose. Quelle che non abbiamo il coraggio di aprire. Voglio essere libero per poter dire come mio padre di non aver paura di morire, perché la vita, qualsiasi cosa significhi, l’ho vissuta perché lo volevo non perché dovevo. Di questo parla il disco. Voglio essere felice e non me ne frega più un cazzo se è la cosa più banale del mondo.

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