La compagnia Liotru propone “L’avaro” di Molière


avaro di molière
Foto di Aldo Seminara

Correva l’anno 1668 quando Jean Baptiste Molière completava la scrittura de “L’avaro”, lavoro che, cominciando in sordina, ha nei decenni successivi conquistato un sempre maggiore successo, divenendo ben presto una delle commedie più rappresentate sui palcoscenici di tutto il mondo. E la compagnia Liotru, nell’ambito del cartellone allestito al teatro Don Bosco di Catania, renderà omaggio alla nota piéce proponendo sabato, con doppio spettacolo alle ore 17,30 e 21, e domenica alle ore 18,15, una versione “rivisitata” grazie alla regia curata da Grazia Nicotra. “Abbiamo adattato il testo originale in dialetto siciliano senza, però, stravolgere lo spirito dello stesso, riducendo la trama da cinque a tre atti, – sottolinea la regista – puntando, soprattutto a rendere il “mio avaro” più vicino al nostro modo di interpretare il peccato capitale dell’avarizia. Avarizia che va intesa non soltanto come morboso attaccamento ai beni materiali ma anche come assoluta mancanza di valori e sentimenti nei confronti dei propri simili ma anche, sostanzialmente, nei confronti di sé stessi”.

Avaro di Molière, il cast

A vestire i panni di Arpagone, il protagonista della messinscena, vedovo e padre di due figli, sarà Aldo Seminara. Il sodalizio artistico etneo proporrà l’intreccio delle esilaranti scene farsesche puntando su un consolidato cast: oltre a Seminara, animeranno la scena Francesco Macaluso, Martina Zappalà, Ugo Signorelli, Deborah Sorbello, Claudia Cantale, Franco Blundo, Pierluigi Giannetto, Giovanni Bonaventura, Roberto De Marzi, Filippo Sorbello, Chiara Maccarrone e i giovanissimi Sandro e Gloria Seminara. L’attenzione della regista è stata focalizzata sul difetto maniacale del protagonista, sui sotterfugi e sugli stratagemmi orditi dalla servitù, sui contrastati amori dei giovincelli. Tanti temi, tutti trattati dalla sopraffina intelligenza creativa di Moliére con garbo ed arguzia. Un ben dosato mix in grado di delineare uno scenario tipico della società del tempo andato ma di stretta attualità in cui la scellerata avarizia del protagonista riesce a fornire molteplici spunti di riflessione ma sempre con il sorriso sulle labbra.

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