Le Novelle per un anno di Pirandello tornano al Castello Ursino


Pirandello
Angelo Tosto

Il Teatro Stabile di Catania propone dieci delle “Novelle” pirandelliane, suddividendole in cinque diversi appuntamenti, ciascuno di due racconti. L’allestimento è affidato ad Angelo Tosto, attore, regista e drammaturgo.

La sede prescelta è la corte medievale di Castello Ursino, in Piazza Federico di Svevia, dove dal 5 luglio al 5 agosto, ogni venerdì, sabato e domenica, la programmazione si svolgerà secondo il seguente calendario: il primo appuntamento (6, 7, 8 luglio) prevede le novelle Ciàula scopre la luna e La patente; il secondo (13, 14, 15 luglio) La morte addosso e Il treno ha fischiato; il terzo (20, 21, 22 luglio) Lumíe di Sicilia La morte e la vita; il quarto (27, 29, 29 luglio) L’altro figlio e La cattura; il quinto (3, 4, 5 agosto) Il vitalizio e La paura del sonno.

Adattamento e regia sono di Angelo Tosto, i costumi di Riccardo Cappello, luci di Salvo Orlando, suono a cura di Giuseppe Alì. Il nutrito cast annovera nomi di spicco come Giorgia Boscarino, Alessandra Costanzo, Liborio Natali, Romana Polizzi, Lucia Portale, Francesco Russo, Giampaolo Romania e lo stesso Angelo Tosto.

Gli spettacoli avranno inizio alle ore 21,15 (posto unico € 8,00; abbonamento a 5 spettacoli € 30).

Come spiega il regista e attore Angelo Tosto: «Lo scorso anno, nel 2017, mi fu proposto dal Teatro Stabile di Catania un cucciolo di idea, un grazioso bocciolo: mettere in scena, come adattatore, regista e attore, alcune novelle di Luigi Pirandello, in forma di “mise en espace”, nella magnifica Corte del Castello Ursino di Catania, per celebrare i centocinquanta anni della nascita del “Sommo Genio”. Da tempo speravo di potermi cimentare in questa forma di teatro che è un misto tra lo statico recital a leggìo e la messa in scena, copioni alla mano, con movimenti e azioni mimiche. Ribattezzai il tutto con la definizione di “lettura dinamica”. Ma ancora non mi bastava! Mi pareva che fosse anche una grande occasione di poter celebrare una bella festa del Teatro, con in primo piano le figure degli attori, con tutti i loro splendori e le loro miserie. La trovata era quella di portare, idealmente, gli spettatori prima fuori scena, per mostrare gli attori per quello che sono lontani dalla finzione, con i loro tic e la loro folle quotidianità, per poi, subito dopo, mostrarli impegnati in ruoli drammatici o comici, oppure brillanti».

 

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