Pelle d’asino è il titolo di una fiaba popolare francese, resa celebre dalla versione di Charles Perrault, che venne pubblicata per la prima volta nel 1694, e fu, in seguito, integrata ne “ I racconti di mamma Oca”, pubblicati nel 1697. La favola narra della regina Ermengarda che, in punto di morte, fa promettere al re Roldano di Roldania di non risposarsi se non con una donna più bella di lei. Fra le giovani nobili la più bella è proprio la figlia Isabella. Per sfuggire a questo destino, su consiglio della fata sua madrina, chiede al padre per dote degli abiti irrealizzabili (uno color del cielo, uno color della luna, uno color del sole) ma il padre riesce a procurarglieli. Allora, la principessa chiede al padre la pelle dell’asino Bancomatto che gli procacci le monete d’oro, sicura che il re non acconsentirà mai. La pelle, invece, le viene recapitata senza indugio. Isabella fugge allora dal castello rivestita della pelle dell’asino e per una magia della fata si troverà al sicuro in un altro regno molto lontano. E’ sporca e ripugnante per la pelle maleodorante e per questo, nella trattoria dove presta servizio come sguattera, viene soprannominata Pelle d’asino. Un giorno, il principe ereditario del regno si reca nella trattoria. Colpito dall’anello della fanciulla, sbircia nel suo tugurio e, vedendola priva della pelle d’asino, pulita e vestita elegantemente, se ne innamora subito. Tornato alla reggia, il principe si finge malato per sfuggire alla corte delle giovani nobili e chiede alla madre una torta confezionata da Pelle d’asino. La ragazza mette un suo anello nell’impasto e il principe mangiando il dolce lo trova, quindi, dice al Re che sposerà solo colei che riuscirà ad indossare quell’anello. E qui, in analogia con la favola di Cenerentola, solo Pelle d’asino riuscirà ad indossare l’anello. Contenti per la guarigione del figlio, re e regina acconsentiranno volentieri alle nozze. Presentatasi la giovane con il vestito color del sole, capiranno tutti che si trattava di una principessa. Così vissero tutti felici e contenti.
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